Agenpress. Resta aperto anche il problema della carenza di specialisti. Nella nostra regione ne mancano 1300 e sia le aziende sanitarie pubbliche che i privati continuano a chiederne all’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi).
«Dal Veneto arriva la maggioranza di domande — conferma il professor Foad Aodi, palestinese, presidente dell’Amsi e componente del grappo di lavoro «Salute globale» della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici —.
Dal primo gennaio 2018 a oggi sono 1500 e riguardano anche un fabbisogno di cento infermieri e 60 fisioterapisti. Il 60% delle istanze arriva dal privato. Siamo riusciti a soddisfarne in totale il 25%, ma alle Regioni abbiamo imposto tré paletti: che i contratti libero-professionali sottoscritti con i colleghi stranieri all’opera in Italia da tempo durino almeno un anno; che le paghe siano più dignitose dei 7 euro l’ora denunciati da una settantina di camici bianchi; che la burocrazia e le condizioni di lavoro siano flessibili».
A proposito di quest’ultimo punto, l’appello dell’Amsi è al ministro della Salute, Roberto Speranza, affinchè consenta ai medici in Italia da almeno cinque anni ma ancora privi di cittadinanza di poter partecipare ai concorsi pubblici. L’associazione fornisce specialisti — soprattutto di Pronto Soccorso e poi pediatri, ginecologi, ortopedici e fisiatri — e qualche neolaureato per centri analisi, guardie mediche e strutture di fisioterapia. Sono in gran parte arabi, africani e dell’Europa dell’Est.
«Non possiamo soddisfare le richieste di radiologi e anestesisti, perché non se ne trovano», ammette Aodi. «A noi infatti mancano radiologi — rivela Giampaolo Fagan, direttore di Anisap (privati accreditati) — ma anche oculisti e cardiologi».