La bellezza dell’euro e la lezione di Draghi
Agenpress. Ho deciso di mettere come editoriale del nostro giornale di ieri l’intervento di Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Perché ho fatto questa scelta? Mi è venuto d’istinto dopo averlo letto perché mi è sembrato evidente che l’uomo che ha salvato l’euro e l’eurozona, il Cavaliere bianco della Grande Crisi, ha voluto parlare direttamente alla nuova generazione di servitori dello Stato e ha voluto mettere il suo patrimonio di esperienze al loro servizio.
Parla agli studenti di quella università ma si rivolge ai futuri policy maker con la forza delle cose fatte. La conoscenza, il coraggio e l’umiltà si percepiscono per quello che sono, ma ancora prima per qualcosa che si può toccare, e tutte insieme costituiscono la lezione di vita del futuro. Perché chi parla è un uomo che ha fatto la storia dell’Europa e questo per chi ascolta cambia tutto.
Mi è piaciuto il riferimento al sistema di Bretton Woods che ha stabilizzato l’economia globale dopo la Guerra e che non sarebbe mai nato senza la ricerca empirica condotta da un grande economista, Ragnar Nurkse, e senza l’esperienza e la visione di John Maynard Keynes. C’è in questo passaggio la lezione della sua storia che ci insegna come dietro le decisioni che durano non c’è mai improvvisazione, ma un lavoro duro ben condotto, basato su fatti riscontrati e sull’esperienza accumulata.
Dico questo anche perché mi ha fatto tornare alla mente l’ossessione di Carlo Azeglio Ciampi contro l’infezione diffusa dei cattivi derivati e il suo insistere altrettanto ossessivo per una nuova Bretton Woods che ci permettesse di fare i conti come cittadini del mondo con le conseguenze della globalizzazione e come cittadini europei di liberarci per sempre dalla dittatura del marco.
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