Roma 16 aprile 1943. Rastrellamento e deportazione degli ebrei ad Auschwitz

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Agenpress – Le camionette dei nazisti arrivarono all’alba del 16 ottobre del 1943. Nei vicoli intorno al Tempio Maggiore risuonarono le urla di disperazione di donne e anziani e il pianto dei bambini strappati dalle braccia delle madri ancora insonnoliti. Gli uomini della Gestapo, in poche ore, avevano invaso le strade intorno al Portico d’Ottavia, cuore del Ghetto di Roma, trascinando fuori dalle loro case 1259 persone, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine.

Furono condotti verso il centro di raccolta nei pressi dei ruderi del teatro Marcello, prima di essere trasferiti nel Palazzo Salviati, sede del cosiddetto collegio militare di via della Lungara. Vi rimasero per trentasei ore.

Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partirono dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arrivatono al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco.

Quel giorno, era un sabato, il rastrellamento nel ghetto di Roma fu eseguito dalla brigata S. S. Einsatzgruppen agli ordini del capitano Theodor Dannecker. La decisione di estendere all’Italia la “soluzione finale”, così come stabilito nel corso della Conferenza di Wannsee del gennaio 1942, era stata presa a Berlino già dal 24 settembre 1943, quando fu emanato l’ordine perentorio di “catturare e trasferire nel Nord Italia”, mediante un’azione a sorpresa, tutti “gli 8000 ebrei di Roma” per essere “liquidati”.

Gli Alleati avrebbero potuto avvertire tempestivamente gli ebrei italiani del pericolo che incombeva su di loro, ma non lo fecero perché altrimenti avrebbero irrimediabilmente compromesso la rete spionistica che avevano infiltrato all’interno dell’intelligence nazista.

Intorno alle 5.30 del mattino, mentre la comunità ebraica si accingeva a celebrare il terzo giorno della festa di Sukkot, 365 soldati tedeschi al comando di Dannecker, muniti di nominativi e indirizzi delle famiglie ebree forniti dall’Ufficio demografia e razza del ministero dell’Interno, coadiuvati anche da una ventina di agenti di pubblica sicurezza della Questura di Roma e da alcuni interpreti scelti tra i carcerieri di via Tasso, circondarono il Portico d’Ottavia dando il via all’operazione “Judenaktion”. I tedeschi fecero irruzione in ogni casa segnalata, prelevando intere famiglie, spesso sorprese nel sonno, con violenza e disprezzo. Nessun quartiere fu risparmiato: il maggior numero di arresti a Trastevere, Testaccio e Monteverde.

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