Si è rotto il treno dell’Europa: la crisi della locomotiva tedesca aumenta gli egoismi nazionali
Agenpress. Facciamo i conti con la fine del riformismo italiano e non abbiamo coscienza fino in fondo dove propaganda e incompetenza possono condurci. Non vogliamo vedere che tutta l’Europa è percorsa da una crisi politica, con una trasversale lacerazione sovranista, ma noi a differenza degli altri uniamo alla crisi politica una persistente crisi economica. Non può essere un caso che gli unici due territori europei che non hanno raggiunto i livelli pre-crisi sono il Nord e il Sud dell’Italia.
Nell’immediato dopoguerra e nel primo centrosinistra la politica ebbe il suo momento creativo, si misurò con la forte opposizione dei ceti conservatori – compresa una parte del capitalismo privato – che spararono a zero sul ruolo dello Stato in economia e temevano che i salari pubblici presumibilmente più generosi finissero con l’influenzare quelli privati. Successe anche questo, ma prima ancora accadde che un’economia agricola di secondo livello si trasformò in un’economia industrializzata e poi in una potenza economica mondiale.
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