Agenpress. Chi oggi si scandalizza per la vergognosa esaltazione delle differenze di censo e provenienza degli studenti dell’Istituto comprensivo Trionfale di Roma – “il plesso sulla via Cortina d’Ampezzo accoglie prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell’alta borghesia”, “il plesso di via Assarotti, situato nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario, accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa e conta, tra gli iscritti, il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana” – avrebbero dovuto indignarsi quando l’intero mondo intellettuale di sinistra e i radical chic hanno usato parole di disprezzo nei confronti del popolo.

Vi ricordate Francesco Merlo quando mi insultò su Repubblica perché provengo dalla periferia e definì con disprezzo chi mi apprezza: “coatti ed emarginati”? O Michele Serra che, sempre dalle pagine di Repubblica, scrive: “Il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole è direttamente proporzionale al ceto sociale di provenienza.” Capito? Chi non proviene da un ceto sociale elevato è un probabile delinquente.

Senza dimenticare il padre nobile del giornalismo di sinistra, Eugenio Scalfari: “Gli uomini hanno bisogni primari come gli animali […] I poveri, salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari”. Tipo leggere o apprezzare il bello. O ancora Gad Lerner che parla dispiaciuto delle “classi popolari e subalterne” che pensano con la pancia e per questo hanno rotto il legame con la sinistra.

Ovviamente i nostri intellettuali italiani sono in ottima compagnia con i loro politici di riferimento: dal socialista Hollande, che deride i poveri chiamandoli “sdentati”, alla Clinton che li chiama “miserabili”. E allora come stupirsi se con questa serie di cattivi maestri qualcuno poi pensa che sia giusto spiegare che la scuola che dirige non è contaminata dalle “classi più povere” e da quel popolo che fa schifo alle presunte elite culturali italiane?