Il Ceo: Acquisto dispositivi colpisce aziende già ferme; le misure del governo sono insufficienti e spingono a indebitarsi
Agenpress. “Garantire la sicurezza e la salute dei propri dipendenti deve essere una priorità per ogni azienda. Ma i costi dell’operazione non possono certo ricadere soltanto sugli imprenditori. Le scelte miopi di questa classe politica dirigente stanno mettendo a serio rischio milioni di posti di lavoro.
I nostri punti vendita sono chiusi ormai da oltre un mese e registrano decine di milioni di perdite. Ci sono 2500 lavoratori in cassa integrazione con un indotto che arriva a 8 mila. Se il datore di lavoro deve anche farsi carico dei costi legati alla dotazione dei dispositivi di protezione per il personale, solo in un mese, parliamo nel nostro caso, di una spesa totale monstre di 5 mln di euro.
Davanti a cifre di questo tipo, è evidente che lo strumento del credito d’imposta non può essere sufficiente: è come svuotare il mare con un cucchiaino! D’altra parte, non è spingendoci ad indebitare con le banche che si aiutano le imprese. Per ripartire serve un’iniezione di liquidità poderosa, soldi a fondo perduto, che consentano di riavviare le produzioni.
Bisogna ripartire ma questo governo dimostra di non avere alcuna aderenza con l’economia reale del paese e il decreto liquidità così articolato, pone il tema se convenga o meno rialzare la saracinesca”.
Lo scrive in una nota Gianluigi Cimmino, CEO di Yamamay e Carpisa.