Coronavirus. Gallera, contro la Lombardia una campagna di odio

Agenpress –  Il numero di persone che si ammalano “è gravemente è sceso”. Comunque se “dovessimo registrare una ricaduta sapremmo come affrontarla ” Lo ha detto l’assessore alla Sanità della Lombardia, Giulio Gallera.

Il modello Lombardia, “che molti criticano, ha consentito di salvare migliaia di vite. A febbraio e marzo, quando gli ospedali rischiavano il collasso, la sinergia pubblico-privato ha permesso di portare da 800 a 1.800 i posti in terapia intensiva e da mille a 12mila quelli in pneumologia”, ha aggiunto Gallera.

Rispetto all’inchiesta giudiziaria sull’ospedale in Fiera, Gallera la giudica “una vicenda paradossale”. Se la curva dei contagi non fosse scesa e “non avessimo allestito quell’ ospedale oggi saremmo attaccati”. C’è “una campagna orchestrata artatamente”. Questa vicenda “mi ha segnato. Sta montando una campagna d’ odio”. ”

Se “avessi consultato una coppia di giuristi al momento di scrivere ogni delibera forse registrerei oggi meno attacchi e critiche” però “avremmo salvato meno vite”.

Gallera ha spiegato che quanto avvenuto in Lombardia “è imparagonabile a quanto registrato nelle altre regioni. Fatta salva forse l’ Emilia, per la situazione di Piacenza. Siamo la regione che ha fatto più tamponi. Per la precisione, oltre 600mila. Lo Stato avrebbe dovuto distribuire alle Regioni tutto il necessario per fronteggiare la pandemia, invece non arrivava nulla. E quando le mascherine sono arrivate qui da noi non erano omologate”. Mentre i rapporti con il ministro Roberto Speranza e col viceministro Pierpaolo Sileri sono stati “molto buoni”, col resto del governo “purtroppo non altrettanto”.

Riguardo le Rsa “dal 23 febbraio abbiamo comunicato quali misure andavano prese per garantire la sicurezza di pazienti e operatori”.

Spettava “alle singole strutture organizzarsi per rispettarle”. Ora la Regione Lombardia è prudente sui test sierologici perché possono essere fuorvianti. Invece per gli asintomatici con l’avvio della Fase 2 “abbiamo deciso alcune misure”, come “rendere obbligatoria la misurazione della febbre nei luoghi di lavoro. Chi ha 37,5 gradi di temperatura finisce in isolamento, come pure chiunque abbia avuto contatti stretti con lui”.

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