Recovery fund. Gentiloni, troveremo un accordo fra i paesi Ue per il rilancio Ue

Agenpress – “Non voglio immaginare la possibilità di un fallimento”, ma un’intesa sarà trovata “probabilmente a luglio. Ci arriveremo, ne sono sicuro. Credo che ce la faremo” a trovare un accordo fra i Paesi Ue sul piano di rilancio dell’Unione europea. Domani credo che sarà una tappa intermedia per avvicinare le posizioni e capire meglio fra capi di Stato e governo le differenze che sono sempre sul tavolo”.

Così il commissario all’economia Paolo Gentiloni, intervistato da France 2 sui recovery fund.

“C’è l’urgenza” di dare una risposta alla crisi e spingere il rilancio dell’Ue, “e in effetti una delle basi dell’intervento straordinario di 750 miliardi” proposto dalla Commissione europea “è l’urgenza. Ma allo stesso tempo capisco che emettere del debito comune per finanziare dei programmi in comune sia una cosa talmente inedita per l’Ue da giustificare il fatto che ci sia ancora da lavorare”, ha continuato Gentiloni in vista del Consiglio europeo di domani che avrà al centro la discussione sul piano di rilancio e il nuovo bilancio 2021-27. “Lo scopo straordinario” del Recovery fund è “evitare che una crisi comune, che ha toccato tutti i Paesi senza distinzioni, abbia delle conseguenze economiche molto diverse – ha spiegato il commissario – questo potrebbe mettere in pericolo il mercato unico e la forza della nostra moneta comune.

La possibilità di una seconda ondata di contagi legati alla pandemia di Covid-19 sarebbe “lo scenario peggiore” per l’Europa, ma “in questo momento non abbiamo nessun segnale” che questa possa arrivare.

“Ovviamente guardiamo a cosa succede in Cina”, ha sottolineato ricordando la previsione della Commissione di un calo del 7,4% del Pil per l’Ue, “ma in caso di seconda ondata, il crollo dell’economia sarebbe molto più serio”.

“L’Europa ha avuto circa due settimane molto difficili” dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19 nel Continente. “Avevamo le frontiere chiuse fra i Paesi europei per i ventilatori polmonari e le maschere. Poi in una quindicina di giorni, dalla metà di marzo, l’Europa ha preso delle decisioni straordinarie e senza precedenti”.

“Non potremo dire che la reazione è stata troppo tardiva o non all’altezza perché è stata molto forte, dopo due settimane davvero molto pericolose”.

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