La Relazione al Parlamento del Garante nazionale si concentra sulla ‘persona’, nella Giornata internazionale contro la tortura

AgenPress. Il Garante nazionale delle persone private della libertà ha presentato venerdì 26 giugno la Relazione al Parlamento per il 2020, in concomitanza con la Giornata internazionale per la lotta contro la tortura.

Mauro Palma, Presidente del Collegio del Garante, ha dichiarato nel corso del suo intervento, che “il ricorso alla tortura non è una pratica da relegare a contesti a noi distanti. Nessuno Stato può ritenersi immune da episodi che possano essere così qualificati. Abbiamo imparato – purtroppo proprio attraverso l’esperienza vissuta nel nostro Paese diciannove anni fa – come la tortura possa presentarsi anche laddove non vi sia una situazione tecnicamente definibile come conflitto, perché il ricorso a maltrattamenti e tortura si può palesare quando si insinua un sentimento di negazione della persona di cui si è -seppur temporaneamente – custodi e responsabili. Per questo, l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale, va salutato non solo come adempimento, quantunque tardivo, di un obbligo assunto sul piano internazionale, ma come atto di responsabilità, affinché comportamenti così gravi non corrano il rischio dell’impunità e al contempo si salvaguardi la dignità di tutti coloro che operano correttamente e dei loro Corpi di appartenenza”. A questo proposito, è doveroso ricordare che il Garante nazionale è il Meccanismo di prevenzione della tortura in Italia, su mandato dell’ONU.

Non a caso, se la tortura nega la persona, la Relazione di quest’anno ha posto al centro della trattazione proprio la persona privata della libertà, in un periodo, quello di graduale uscita dall’emergenza della pandemia da COVID-19, che rappresenta una vera cesura. In questo momento storico, nel quale chi era già recluso si è visto parte di un più grande lockdown, suonano infatti particolarmente attuali le parole di Piero Calamandrei “bisogna aver visto”, che sintetizzano l’urgenza di vedere, visitare i luoghi di privazione della libertà.

Un compito che la legge affida al Garante nazionale, che tra il marzo del 2019 e i primi mesi del 2020 ha visitato 70 luoghi di privazione della libertà in 15 regioni (Carceri, Istituti minorili, Cpr, Residenze per anziani, Residenze per le misure di sicurezza psichiatriche- Rems, Hotspot, Servizi ospedalieri psichiatrici di diagnosi e cura – Spdc, camere di sicurezza e luoghi di interrogatorio delle Forze dell’ordine) e ha monitorato 46 voli di rimpatrio forzato. E’ importante notare che i Rapporti redatti a seguito delle visite sono inviati alle Autorità competenti, e poi pubblicati, dopo l’eventuale risposta pervenuta, sul sito web del Garante nazionale, www.garantenazionaleprivatiliberta.it nella pagina “Rapporti”.

Hanno assistito alla presentazione della Relazione, svolta dal Presidente Palma e dalle Componenti del Collegio del Garante, Daniela de Robert ed Emilia Rossi, la Presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, i Ministri della Giustizia, Alfonso Bonafede, e dell’Interno, Luciana Lamorgese, nonché la Vice Presidente del Senato, Anna Rossomando.

La presentazione della Relazione quest’anno si è tenuta eccezionalmente nell’Aula Magna della Scuola di Lettere, Filosofia e Lingue dell’Università degli Studi Roma Tre, il cui magnifico Rettore, Luca Pietromarchi – al quale vanno i sentiti ringraziamenti del Garante nazionale- ha pronunciato un indirizzo di benvenuto.

Il testo della Relazione al Parlamento 2020 è disponibile sul sito web del Garante nazionale.

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