AgenPress. La notizia pare non abbia suscitato l’interesse dei media ma potrebbe essere di fondamentale importanza per il settore della ristorazione e per gli immobili collegati alle attività del settore.
Deliveroo, consegna food a domicilio, ha ampliato i ristoranti presenti sulla sua app e introdotto i “Virtual Brand”.
“Sono un’innovazione targata Deliveroo, che dà la possibilità di aprire un ristorante virtuale, presente e disponibile solo su piattaforma, affiancando un nuovo brand e nuovi tipi di cucina al cibo preparato dal ristorante fisico – ha precisato Matteo Sarzana, general manager di Deliveroo Italia. È un canale di fatturato parallelo e incrementale che consente di intercettare nuova domanda e target diversi, che permette di aumentare, in media, il fatturato derivante dal delivery del 160% già nel primo mese”. I numeri dicono che oggi sono 464 i ristoranti virtuali presenti sulla piattaforma (+363 rispetto a un anno fa) in 41 città italiane, con ordini effettuati negli ultimi 12 mesi cresciuti del 150%.
Per Deliveroo un grande successo.
Però, chi sono questi ristoranti virtuali? Se si tratta di esercizi non presenti fisicamente su strada si aprono le porte a chiunque voglia preparare cibo. A parte i controlli igienico/sanitari/fiscali che immaginiamo Deliveroo richieda tassativamente agli operatori che ospita sulla propria piattaforma, cosa impedisce a un privato di preparare le vivande nella sua cucina di casa per arrotondare? È evidente che si aprirebbe un tema di concorrenza sleale, di sicurezza alimentare e di una serie infinita di aspetti da verificare e normare.
Ma soprattutto, per il settore immobiliare, se non serve un luogo fisico aperto al pubblico, quanti esercizi decideranno di ridurre le spese eliminando l’affitto del locale? Il caso dello chef Filippo La Mantia che ha annunciato di voler abbandonare il suo ristorante a causa dei 28.000 euro di affitto mensile per passare a uno spazio più piccolo dovrebbe allarmare. Da Deliveroo ora potrebbe arrivare un altro duro colpo al settore.