AgenPress – Ripulire le strade di Dubai e di Abu Dhabi portando i randagi a morire di fame e di sete nel deserto. Questa la decisione del Governo degli Emirati Arabi che ha scatenato le proteste degli animalisti locali. Rosati: non è così che si dà l’immagine di un Paese efficiente, questa è solo crudeltà. Sterilizzazioni e adozioni sono le uniche armi accettabili contro il randagismo.
L’anno prossimo la città di Dubai ospiterà l’Expo, rimandato di un anno a causa della pandemia. In vista di questo importante evento, il Governo degli Emirati Arabi Uniti ha iniziato un vero e proprio rastrellamento di tutti i cani e gatti vaganti o randagi per “ripulire le strade”. Gli animali catturati vengono trasferiti in strutture che però hanno problemi di capienza e quindi, quelli in esubero, vengono lasciati nel deserto a morire di fame e di sete. Questo è quanto negli ultimi giorni hanno denunciato alcuni attivisti locali, lanciando anche una petizione per cercare di fermare questa strage.
“Ho scritto una lettera all’ambasciatore arabo in Italia per esprimere la mia indignazione per questa decisione” fa sapere Piera Rosati – Presidente nazionale LNDC Animal Protection. “Gli Emirati Arabi hanno un grave problema di randagismo e ho puntualizzato che non è questo il modo corretto per gestirlo. Abbandonare cani e gatti nel deserto per farli morire non darà sicuramente un’immagine di Paese efficiente e pulito come nelle loro intenzioni, ma solo di inciviltà e crudeltà. L’unico modo giusto per combattere il randagismo è attivare programmi seri e concreti di sterilizzazioni, incentivare le adozioni ed educare la popolazione”.
“Purtroppo, la prassi di sopprimere gli animali senza proprietario è comune anche a diversi Paesi europei sebbene venga effettuata tramite eutanasia. In questo, bisogna dire che – grazie alle battaglie portate avanti nei decenni scorsi da LNDC e dalle altre associazioni animaliste – l’Italia è un modello di etica dato che l’eutanasia è consentita solo nei casi in cui gli animali siano incurabili o di comprovata pericolosità. A tal proposito abbiamo lanciato un dibattito su questo argomento all’interno dell’Eurogroup for Animals, organizzazione che riunisce le principali associazioni protezionistiche europee, nella speranza di poter portare l’esempio italiano in tutta Europa e porre fine all’uccisione ingiustificata degli animali da compagnia almeno nel nostro continente”, conclude Rosati.
Fonte nelcuore.org/