AgenPress – “Ora ho 46 anni e se oggi qua mi va bene a 48 anni torno ad essere un uomo libero, se va bene a dicembre mi mancherebbero da scontare 1 anno e 8 mesi, vedo la libertà a breve.
Così Fabrizio Corona, che sta scontando il suo cumulo pene e vive nella sua casa a Milano, a Palazzo di Giustizia, ha riassunto l’importanza per lui della decisione che dovranno prendere i giudici della Sorveglianza dopo l’udienza di oggi. Decisione che arriverà nei prossimi giorni.
La Cassazione, infatti, lo scorso giugno, aveva annullato, con rinvio ad una nuova valutazione dei giudici della Sorveglianza di Milano, il provvedimento con cui i magistrati milanesi avevano stabilito che l’ex ‘re dei paparazzi’ avrebbe dovuto scontare in carcere di nuovo 9 mesi che aveva già scontato in affidamento terapeutico, tra febbraio e novembre 2018.
Intanto l’ex moglie Nina Moric ha presentato una denuncia-querela nei suoi confronti perché le avrebbe rivolto “ingiurie e minacce” e avrebbe messo in atto “comportamenti lesivi” della “salute” del figlio della coppia. Quest’ultimo, da poco maggiorenne, da agosto vive a casa del padre. Stando alla denuncia di Moric, assistita dall’avvocato Solange Marchignoli, il ragazzo sarebbe stato sottoposto a “gravi costrizioni psicologiche” e utilizzato come “merce di scambio” per “video, servizi fotografici, presenze nei locali”.
Anche la stessa modella avrebbe ricevuto “ingiurie e minacce” da parte di Corona. Nella querela sono riportate le trascrizioni di alcune telefonate che la donna avrebbe ricevuto dall’ex marito.
In un’altra denuncia-querela per violenza privata, depositata questa mattina da Nina Moric si legge che alcuni giorni fa la donna avrebbe ricevuto una telefonata dal figlio che le chiedeva di “aiutarlo, evidenziando nello specifico che il padre Fabrizio Corona gli somministra arbitrariamente psicofarmaci in dose non prescritta”.
“Preciso – ha aggiunto – che la somministrazione di tali medicinali è un fatto delicatissimo e deve seguire assolutamente una visita psichiatrica, visita che C. non fa da parecchi mesi”.
“Ho ricevuto da parte di mio figlio C. diverse telefonate con accorate richieste di aiuto che, oltre al terribile effetto emotivo che hanno su di me, mi fanno realmente pensare che si trovi in una condizione obbligata di reclusione dalla quale non sa come uscire. E’ ciò in quanto il padre mette in atto condotte di ogni genere: coercitive, minatorie, pusillanimi”.