Tutori dell’ordine e della sicurezza pubblica e città messe a ferro e fuoco da ignoti delinquenti

AgenPress. Le guerriglie che in questi giorni stanno turbando l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, indipendentemente da chi le pone in atto e le cause che le generano, stanno mettendo a dura prova la resistenza dello Stato Civile.

Tra i violenti che mettono a ferro e fuoco le città e aggrediscono le Forze dell’Ordine, molti sono delinquenti che non trovano altra occasione, oltre che le partite di calcio, per sfogare l’odio contro le persone in divisa e, non curanti della gente che vorrebbe manifestare dissensi civilmente, approfittano per mettere in atto i loro disegni criminosi.

Così ha commentato il Segretario Nazionale del Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.) Marco Scialdone.

Fa riflettere l’organizzazione che vi è a monte delle rivolte, che avvengono con lanci di bombe carta (..comunque ordigni artigianali che, se esplodessero in altre circostanze, vedrebbero l’imputazione del reato di strage in capo ai responsabili), mazze che giungono all’interno di furgoni nelle immediate adiacenze delle sommosse in atto e come i facinorosi siano coordinati nelle loro azioni. Quanto sopra premesso, il punto che il LI.SI.PO. vuole fare emergere è che tra le Forze dell’Ordine e, per quanto di specifica conoscenza e competenza di questa Organizzazione Sindacale, almeno per la Polizia di Stato, non c’è coordinamento nelle azioni di repressione. Da disamina, sembra che tutti i colleghi muovano sullo stesso terreno di battaglia in squadre e modus operandi diversi ed in modo indipendente, nonostante la loro alta formazione professionale.

La causa, ad avviso del LI.SI.PO. va ravvisata nella mancata tutela giuridica, necessaria e improcrastinabile, data l’esposizione sia dei singoli individui in uniforme, che dei graduati su cui incombe l’onere di dare l’ordine di disperdere i ribelli con la “carica”. Chi riceve l’ordine deve obbedire ma, al contempo, non deve farsi male e non deve arrecare danno ad alcuno, altrimenti ne pagherebbe le conseguenze penali soggettive: è il paradosso di chi deve competere in una gara automobilistica di velocità, dovendo però tenere il freno a mano tirato.

Lo stress a cui vengono sottoposti i Poliziotti  – ha continuato Scialdone – a volte è inenarrabile, laddove a fronte di essere bersaglio di lanci di bombe, fumogeni, bottiglie, sassi e quant’altro, gli viene chiesto di non reagire. Si soggiunge che tra i funzionari comandati in servizi di Ordine Pubblico, non tutti hanno l’esperienza necessaria per dirigere le squadre dei Reparti Mobili, anche perché gli scenari in cui operano variano di città in città.

A Roma, ad esempio, i servizi di Ordine Pubblico sono pressoché giornalieri, diversamente da città come Biella, e ben si comprende come i colleghi che operano in grandi città siano più avvezzi a certe tipologie di servizi. Tra l’altro, i più impiegati, sovente pagano anche lo scotto di non riuscire a fruire regolarmente di giorni di riposo per necessità di servizio. Tutto ciò si ripercuote negativamente anche sul benessere di questi lavoratori in divisa: spesso ci si dimentica che prima di essere deputati a svolgere il delicato servizio, sono innanzitutto persone con le esigenze di tutti, anche affettive. Per quanto espresso, il LI.SI.PO. – ha concluso Scialdone – chiede che da parte dei vertici istituzionali venga stilato un protocollo di comportamento con regole d’ingaggio chiare ed univoche, che contempli un’ampia tutela giuridica per chi, in nome e per conto dello Stato Italiano, deve essere messo nelle condizioni di poter intervenire e reprimere reati.

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