3 novembre 1957. Laika fu lanciata nello spazio. Morì tra atroci sofferenze a 40 gradi

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AgenPress – “Non abbiamo imparato abbastanza da questa missione per giustificare la morte del cane”. È con queste parole, pregne di rammarico, che lo scienziato russo Oleg Georgievich Gazenko in un’intervista rilasciata nel 1998 volle ricordare l’inutile sacrificio di Laika, la cagnolina-astronauta conosciuta in tutto il mondo per essere stato il primo animale (complesso) ad aver orbitato attorno alla Terra, il 3 novembre 1957. Oggi ricorre infatti il 63esimo anniversario dal lancio dello Sputinik 2, la seconda navicella spaziale ad aver orbitato attorno al nostro pianeta, nota proprio per aver trasportato la povera Laika. Gazenko, deceduto nel 2007, fu tra i selezionatori e gli addestratori della cagnolina, all’epoca impegnati in un programma che prevedeva la cattura di cani randagi per coinvolgerli in controversi esperimenti spaziali. Se infatti l’orma dello stivale di Neil Armstrong sulla regolite lunare ha effettivamente rappresentato un “passo da gigante per l’umanità”, la morte di Laika è un inno alla nostra crudeltà e prevaricazione verso creature innocenti.

L’obiettivo della missione, progettata in fretta e furia per celebrare il 40esimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre (il leader sovietico Nikita Khrushchev/Krusciov voleva un lancio “spettacolare” per stupire il mondo), era quello di spianare la strada al primo volo orbitale con equipaggio umano. Utilizzare un cane serviva a dimostrare che un essere vivente avrebbe potuto sopravvivere alle accelerazioni del lancio e alla microgravità; all’epoca, del resto, non si era certi della nostra resistenza “fra le stelle”. In realtà diversi cani erano già stati coinvolti nel programma spaziale russo e lanciati con razzi suborbitali; Laika sarebbe stata la prima a compiere un’orbita attorno alla Terra. La missione sarebbe stata approvata attorno al 10 ottobre del 1957, poco più di venti giorni prima del lancio, e questo avrebbe avuto un impatto significativo sui sistemi del supporto vitale dello Sputnik 2, messo in piedi senza le opportune verifiche del caso. Anche qualora si fosse trattato della navetta spaziale più sicura del mondo, tuttavia, per Laika non ci sarebbe stata comunque possibilità di sopravvivere. All’epoca non c’erano le tecnologie per far rientrare sulla Terra veicoli lanciati nello spazio, o comunque erano ancora in progettazione, pertanto la cagnolina in un modo o nell’altro sarebbe deceduta.

La selezione dei cani, come indicato, coinvolgeva randagi, e nello specifico quelli recuperati nella zona di Mosca. Il motivo era semplice, spiegavano gli scienziati dell’epoca: erano cani abituati a resistere a temperature rigidissime e alla fame, pertanto avevano maggiori possibilità di sopravvivere allo stress di un lancio spaziale, dopo l’opportuno addestramento. Laika suo malgrado superò tutti i test selettivi, e venne letteralmente torturata per essere abituata al minuscolo abitacolo dello Sputinik 2.

La cagnolina, all’epoca della cattura, aveva circa 3 anni e pesava 5/6 chilogrammi; lo scopo era tenerla ferma all’interno di uno spazio pressurizzato di una quarantina di centimetri, senza possibilità di girarsi. Per abituarla a questa gabbia, fu collocata in contenitori via via sempre più piccoli, anche per 20 giorni consecutivi, fino a quando non è stata rinchiusa dietro all’oblò dello Sputnik 2.

La cagnolina fu inserita anche dentro potenti centrifughe in grado di simulare l’accelerazione del lancio, una tortura per un animale che ovviamente non sa cosa sta affrontando. Se ciò non bastasse, Laika veniva costantemente assordata con rumori paragonabili per decibel a quelli del lift-off di un razzo. Tutto questo stress naturalmente provocava tachicardia, irrequietezza, problemi gastrointestinali e altri effetti, che gli scienziati provavano a trattare con farmaci. Fu anche addestrata a mangiare una gelatina proteica, il suo “cibo spaziale”. Alcuni giorni prima del lancio lo scienziato Vladimir Yazdovsky portò Laika a casa propria per farle trascorrere un pomeriggio coi suoi figli: “Volevo fare qualcosa per lei, dato che aveva ancora poco tempo per vivere”.

Secondo la NASA Laika fu collocata nello Sputnik 2 tre giorni prima del lancio, ovvero il 31 ottobre del 1957. Una delle scienziate coinvolte nel progetto, la biologa Adilya Kotovskaya, le chiese di perdonarli per quello che le stavano facendo, e scoppiò in lacrime quando le diede l’ultima carezza. Laika fu bloccata nella sua mini-cabina anche con alcune catene, per impedirle di muoversi (gli scienziati selezionavano cani femmina poiché non hanno bisogno di alzare la zampa per fare i propri bisogni). Le fu attaccato anche una sorta di sacco alla vita per raccogliere le deiezioni, ed era stata “equipaggiata” con vari sensori in grado di tenere traccia di diversi parametri vitali, come frequenza cardiaca e pressione sanguigna. La cabina era dotata di un meccanismo per regolare la temperatura all’interno e un sistema di ossigenazione.

Il lancio avvenne attorno alle 5:30 del mattino (ora di Mosca) dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, quello da cui ancora oggi partono gli astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale (per la quale è stato appena celebrato il ventesimo anniversario dall’arrivo del primo equipaggio). Al momento del lift-off, quando il razzo R-7 raggiunse la massima accelerazione, i sensori registrarono 240 pulsazioni al minuto per la povera Laika, terrorizzata dall’innaturale esperienza. Il lancio fu da manuale, ma in orbita il distacco di uno stadio secondario  non avvenne in modo corretto, strappando parte dell’isolamento termico della navetta. All’interno dell’abitacolo dove era collocata Laika la temperatura raggiunse rapidamente i 40° C, e la cagnolina morì tra atroci sofferenze per disidratazione e surriscaldamento, come confermato nel 2002 da uno degli scienziati coinvolti, il dottor Dimitri Malashenkov. A tre ore dal lancio, quando l’orbita terrestre era stata raggiunta, le sue pulsazioni erano tre volte superiori a quelle sperimentate nelle simulazioni, sintomo che stava subendo uno stress notevolissimo. A 6/7 ore dal lancio, dopo la quarta orbita, gli scienziati non captarono più segni di vita dallo Sputnik 2. Le esatte cause della morte di Laika rimasero a lungo mistero, coperte da varie versioni; quella ufficiale governativa era l’avvelenamento programmato col cibo per evitarle di soffrire, ma girò anche quella dell’asfissia per problemi con le batterie che regolavano il flusso di ossigeno. Come indicato, solo nel 2002 si è saputo della terribile fine che ha fatto Laika, in nome di un lancio che aveva il solo scopo di mostrare al mondo – e in particolar modo agli americani – i traguardi tecnologici e scientifici della potenza sovietica.

Al sacrificio di Laika il governo russo ha dedicato due monumenti. Uno si trova nei pressi della struttura di ricerca dove la cagnolina – un possibile incrocio tra un husky e un terrier – fu addestrata al volo che le è costato la vita; è un razzo sormontato da un cane. Il secondo è il Monumento ai Conquistatori dello Spazio, un grande obelisco eretto a Mosca nel 1964; tra i nomi elencati vi è anche quello di Laika. Tra gli anni 50′ e 60′ del secolo scorso l’Unione Sovietica inviò in voli orbitali e suborbitali decine di cani; molti sopravvissero, altri furono perduti per problemi tecnici, altri ancora furono uccisi scientemente. Fra essi vi sono anche Pchyolka e Mushka, fatti saltare in aria con una carica esplosiva all’interno della navetta Korabl-Sputnik 3, poiché vi fu un errore nella traiettoria del rientro e per evitare che forze straniere potessero metter mano sulla capsula si optò per distruggerla. Lo Sputnik 2 che trasportava i resti di Laika si distrusse il 14 aprile 1958 durante il rientro in atmosfera.

Fonte, scienze.fanpage.it

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