Don Rocco D’Ambrosio: “Sarà un Natale da mendicanti. Dio solo sa quanti, rimasti senza lavoro, sono tornati a mendicare”

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AgenPress. Intervista esclusiva SprayNews a Don Rocco D’Ambrosio, docente di Filosofia politica presso la Pontificia Università Gregoriana e presbitero della diocesi di Bari.

Don Rocco, come sarà questo Natale? Come sarà il Natale dei poveri?

E’ triste dirlo, ma sarà un Natale più povero. Abbiamo tutti capito che i due binari della pandemia sono la crisi sanitaria e quella economica. Il Covid 19 ha fatto perdere a tantissimi il lavoro. Sarà un Natale, che metterà grandissima difficoltà le famiglie povere.

E gli ultimi?

Io lavoro con un gruppo di volontari, che si occupano dell’inserimento dei migranti, provenienti da vari Paesi del mondo. Il segnale è semplice e drammatico. Loro, per sopravvivere, fanno dei lavori precari. In una situazione di crisi economica, quale è quella che stiamo vivendo, sono costretti a mendicare, davanti ai supermercati. Il numero dei mendicanti è aumentato, a vista d’occhio. Questo è un Natale da mendicanti, purtroppo.

Come sarà il Natale nel mondo?

Il Covid 19 non guarda in faccia nessuno. Non guarda le etnie, non guarda le situazioni sociali ed economiche, non guarda le religioni. Colpisce in maniera indiscriminata. E’ una drammatica calamità democratica. Si lascia dietro un mondo intero di sofferenze. Democratico, nell’aggressione di un virus, che non risparmia nessuno. Non certo nelle conseguenze. Mi raccontava ieri l’altro un ragazzo che i suoi parenti vivono nello Sri Lanka, chiusi in casa. Sono obbligati a non uscire mai. E mi diceva che stanno, per questo, morendo di fame. Uscire per loro è sopravvivere, andare a spendere per mangiare le poco risorse, accumulate in lavoretti improvvisati e precari. E’ molto diverso obbligare in casa noi, che abbiamo le dispense piene, e chi non ha niente, neppure un tozzo di pane. Quanto alle conseguenze sanitarie del Covid e alle cure necessarie per fronteggiarlo o alleviarne le sofferenze, nelle zone più povere del mondo tutto è ancora più drammatico e disperato.

Come sarà il Natale nei palazzi della politica? Qualcuno mi sembra che usi la religione, a fini di parte o come una clava… Per esperienza e conoscenza diretta, posso dirle che ci sono molti credenti cattolici, impegnati in politica, ad ogni livello, dall’Europarlamento ai consigli di quartiere, che fanno poco chiasso, non esibiscono la loro fede e si impegnano con tutte le loro forze per il bene della collettività. Purtroppo, lei mi insegna che i giornali vanno alla ricerca della notizia e, quindi, fanno notizia il rosario sbandierato e l’identità religiosa, utilizzata, proprio come ha detto lei, a mo’ di clava. Un’espressione, che utilizzò, per primo, il teologo Romano Guardini: “Alcuni dicono verità religiosa, ma in fondo hanno in mano una clava”. Questo non è cattolicesimo, questo non è cristianesimo. E poi, ci sono i cattolici, più interessati all’appartenenza che alla coerenza. E, in questo senso, contiamo già cinque o sei, tentativi di ricostituire il cosiddetto partito cattolico. Dovrebbero pensare, piuttosto, a essere coerenti con la propria fede e ad aiutare gli altri.

Lei ce l’ha particolarmente con Matteo Salvini. O sbaglio?

Molti hanno equivocato le mie parole. Non ho detto che Salvini è un dittatore. Ho detto solo che usa la religione, come fanno i dittatori. E’ un’altra cosa, ma è la verità. E la confermo.

Il mondo è diventato un teatrino, dove tutti vogliono apparire, a partire dai politici e dagli scienziati. La vita sembra un teleshow. In pochi si fermano a riflettere e a pensare anche agli altri… E’ colpa della televisione o la televisione manda in onda la realtà. E’ uno dei dilemmi del nostro tempo. C’è, indubbiamente, una irresistibile tendenza a spettacolarizzare i contenuti. Ci sono delle personalità molto ingombranti, che devono apparire, twittare, scrivere un post, almeno ogni dieci minuti. C’è la ricerca del consenso personale. Un io ingombrante, che pretende attenzione non per i contenuti, ma per un effetto mediatico. Credo, però, che l’elettorato sappia distinguere fra lo show e chi porta avanti contenuti e progetti seri. Devo dirle anche, sempre per esperienza personale, che la politica migliore e i politici più apprezzabili, da tutti i punti di vista, sono quelli impegnati in ambito comunale. I sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali rappresentano una classe politica migliore di quella nazionale. E’ una generalizzazione che, però, assomiglia alla verità. Se vediamo il Parlamento, certe volte c’è veramente da scoraggiarsi. Le qualità umane, etniche ed etiche dei nostri parlamentari lasciano molto spesso interdetti.

Anche sul Covid i politici hanno dato il peggio di sé. Gli uni contro gli altri armati, invece di fare fronte comune nella battaglia contro il virus… Le do una risposta, che è una domanda. Quante le volte i Presidenti delle Regioni, tutti e venti, senza distinzioni di colore politico, fra centrodestra a centrosinistra, sono apparsi in tv per far accrescere il proprio io e il consenso e quante volte, invece, per cercare di indicare, e condividere con la propria popolazione di riferimento, la strada più efficace contro il Covid? Dovremmo fare una bella carrellata. Sarebbe molto istruttiva. Deve essere, mi sono convinto, un problema antropologico, prima che politico

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