AgenPress. “Un discorso incoraggiante per il settore del turismo e per gli oltre 200mila lavoratori autonomi che hanno perso il lavoro a causa della pandemia e per i quali non esistono reti di protezione. Per l’individuazione delle attività da proteggere e da trasformare, però, è necessario aprire un confronto con le parti sociali per evitare possibili discriminazioni tra le imprese”.
Così la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise commenta il discorso con cui il Premier Mario Draghi ha chiesto la fiducia al Senato della Repubblica.
“Sostenere le attività economiche è un compito ed un dovere della politica: bisogna agire con equità, valutando allo stesso modo le attività senza pregiudizi su dimensioni, tipologia o comparto. Tutelare tutti i lavoratori è un principio sano e condivisibile, e bisogna considerare che gli indipendenti sono spesso lavoratori che a loro volta garantiscono occupazione ad altri. Bene invece l’attenzione al turismo, che può davvero diventare il volano della ripresa del Paese, e alle città d’arte.
Da tempo chiediamo progetti mirati alla ripartenza di queste ultime e – in generale – di avviare misure per la rigenerazione urbana che investano sulle attività di prossimità, insostituibili in un modello di città che voglia coniugare sostenibilità ambientale e servizi ai cittadini. Come giustamente sottolineato da Draghi, la preservazione del nostro patrimonio ambientale e artistico è fondamentale”.
“Certo è – continua De Luise – che il contesto economico e sociale post pandemico determinerà profondi mutamenti nell’organizzazione del lavoro e nei consumi. Inevitabilmente, saranno molte le attività che non avranno più la forza né le condizioni di mantenersi all’interno del mercato. Serve una rete di protezione, come chiediamo da anni, per il mondo del lavoro autonomo. Per gli imprenditori, i lavoratori e i collaboratori delle attività che non ce la faranno dovranno essere predisposti percorsi di formazione e piani di riconversione realmente efficaci, con politiche attive specifiche per gli autonomi”.