AgenPress. «Il mio nome era Beethoven, avevo solo 7 anni… e insieme al mio papà, vivevo in questa casa, ed ero felice… Papà mi aveva portato in questa cittadina, perché mi aveva detto che qui al nord, i cani venivano trattati bene… e io mi fidavo ciecamente del mio papà, lui mi amava!!!» Inizia così la lettera che Max Piro, cantautore di Fagnano (Varese), ha scritto a nome del suo cane immaginando le parole che avrebbe potuto dire l’animale avvelenato e morto dopo quattro giorni di agonia.
«Amavo stare sempre vicino a lui, anche quando viaggiava… mi accasciavo sul sedile posteriore dell’auto e mi rilassavo, perché con papà mi sentivo sempre al sicuro. Mi piacevano le passeggiate, ero un Labrador, e per me annusare i profumi della natura, era tutto… – si legge nella commovente lettera affissa alla porta di casa – .
Qui a Fagnano, avevo conosciuto tante persone, e tutte mi salutavano, e mi regalavano carezze… e io ero felice. Tante volte, papà suonava la chitarra e io mi accuciavo vicino a lui e le sue note mi rilassavano fino a dormire. Ero sempre al suo fianco, e bastava uno sguardo per capirci…».
Ma poi un giorno questa vita felice è stata interrotta da una mano crudele che ha sparso bocconi avvelenato in un parco: «Una mattina di mercoledì, dopo una passeggiata di fronte casa, qualcosa è cambiato… sono stato male.. e dopo 4 giorni di agonia e dolori forti, ho chiuso gli occhi per sempre. Ieri mattina, 23 febbraio, alle 7.15 il mio cuore ha smesso di battere…».
E poi nel finale della lettera Beethoven punta la zampa verso chi ha voluto fargli del male: «sono stato avvelenato, da qualcuno che non sa amare, ma solo odiare noi cani… ho sentito il papà piangere e disperarsi, ma era tardi… Ora riposo in pace, ma nel mio nuovo mondo, corro felice. Perché so che un giorno rivedrò il mio papà e nessuno ci dividerà».