AgenPress. Jacopo Scandella, consigliere del Pd in Regione Lombardia, membro della Commissione d’inchiesta sulla pandemia in Lombardia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sui problemi legati alla campagna vaccinale in Lombardia. “Aria è una creatura della giunta Fontana –ha affermato Scandella-, è stata costituita nel 2019 e integrata nel 2020, andando a riunire alcune delle società partecipate del sistema regionale e nel corso della pandemia si è occupata degli acquisti e della gestione della piattaforma delle prenotazioni nei vari punti vaccinali. La campagna anti-influenzale è stata un disastro, per via di una serie di errori negli acquisti. Sul covid invece i problemi sono di organizzazione territoriale, con carenza di punti vaccinali in alcune parti del territorio, e di difetti della piattaforma. Siamo sommersi di segnalazioni di cittadini che ci dicono: mi è arrivato stanotte l’sms per fare il vaccino domani a 70km di distanza, oppure ci sono punti vaccinali che si aspettano 700 persone e di persone se ne presentano soltanto 100 perché agli altri 600 non è arrivato l’sms. Speriamo che ora la piattaforma di Poste italiane funzioni e sia in grado di risolvere i problemi enormi che abbiamo avuto finora. Sul cambiamento all’interno di Aria ci sarebbe da dire molto perché è stato chiesto un passo indietro al cda ed è stato chiesto al direttore generale di sostituirlo, quindi non mi pare ci sia stato quel cambiamento e quella svolta di cui ci sarebbe bisogno. C’è un tutti contro tutti all’interno della giunta regionale, con Salvini che se la prende con la Moratti, Gallera se la prende con Bertolaso, da cittadino vedere questa giunta in confusione non è un aspetto positivo, dal punto di vista politico credo siano stati commessi troppi errori per non pensare che in Lombardia non ci sia bisogno di un cambiamento forte”.
Sulla sanità lombarda. “Credo ci siano diversi aspetti da analizzare. La Lombardia continua a rimanere un’eccellenza nel campo ospedaliero, avendo sviluppato un sistema nel quale sull’episodio acuto, come ad esempio l’infarto, il livello di assistenza è molto alto. Anche durante la pandemia la risposta ospedaliera c’è stata. Il problema è che su tutto ciò che sta fuori dall’ospedale, sull’organizzazione territoriale che ha a che fare con malattie croniche, la Lombardia non è un’eccellenza. Questa non è una novità, ma la pandemia ha reso ancora più evidente questo aspetto che prima era passato sottotraccia. La competizione forte tra pubblico e privato riguardo prestazioni molto remunerative ha lasciato indietro prestazioni che remunerative non sono. C’è una corsa ad erogare prestazioni remunerative e c’è un ritiro invece rispetto a tante altre che remunerative non sono, come la medicina territoriale”.
Riguardo al lavoro della Commissione d’inchiesta sulla pandemia in Lombardia. “Il lavoro all’interno della Commissione è estremamente interessante, anche se tutto quello che è avvenuto dopo, ha quasi superato quanto accaduto durante la prima fase della pandemia. I lavori della Commissione sono secretati, è stata una scelta della maggioranza regionale a cui noi ci siamo opposti fin dall’inizio, va nella direzione contraria al motivo della nascita di questa commissione. Detto questo, è un lavoro che in questa fase è ancora circoscritto ai primi due mesi della pandemia, in questo senso quello che posso dire è che ci sono alcune scelte concrete su cui sta indagando anche la magistratura, e sono emersi alcuni difetti di sistema che hanno messo la Lombardia in ginocchio. Zona rossa in Val seriana? La facoltà a livello di leggi era attribuibile ai sindaci, alla Regione e allo Stato, per cui si poteva fare. Quando si è iniziato a parlarne i buoi erano già scappati purtroppo. Sarebbe stato opportuno mettere subito un freno come a Codogno. La Regione doveva agire con maggiore celerità”.