Per l’Istat la vulnerabilità del tessuto produttivo locale dipende sia dal grado di diffusione, al suo interno, dei settori maggiormente colpiti dalla crisi, sia da quanto esso è specializzato in tali attività. Un indicatore del grado di “rischio combinato” (in termini di imprese e addetti) dei territori permette di evidenziare come la crisi tenda ad accentuare il divario tra le aree geografiche italiane: delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio combinato, cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro Italia (Umbria). Le sei regioni classificabili a rischio basso si trovano invece tutte nell’Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento).
Un indicatore territoriale di “rischio combinato” (sintesi del rischio per imprese e addetti) mostra che la crisi “accentua il divario tra le aree geografiche: delle sei regioni il cui tessuto produttivo risulta ad alto rischio”, cinque appartengono al Mezzogiorno, (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Sardegna) e una al Centro (Umbria) mentre le sei a rischio basso sono tutte nell’Italia settentrionale (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Provincia autonoma di Trento). L’impatto economico della pandemia sui territori è stato “eterogeneo ma pervasivo”.
A un livello territoriale più fine (610 Sistemi locali del lavoro – Sl), è stato calcolato un “indice di rischio territoriale” sulla base della collocazione delle stesse imprese nei Sistemi locali. Anche in questo caso emerge una chiara dicotomia tra Nord e Sud, con il primo caratterizzato da un sistema di imprese meno fragile e il secondo con una esposizione al rischio significativamente maggiore.
Anche nelle regioni settentrionali più solide, tuttavia, si trovano realtà locali fragili, per lo più a forte vocazione turistica.
Nelle regioni del Centro, le aree a maggiore fragilità sono individuabili soprattutto nelle zone agricole e turistiche della Toscana (Monte Argentario, Orbetello, Montalcino, Portoferraio, ad esempio), dell’alto Lazio (Acquapendente, Civita Castellana) e in alcune zone dell’Umbria (Cascia, Norcia) e del basso Lazio (Sabaudia, Gaeta, Terracina).
I Sistemi locali distrettuali presentano una minore rischiosità, anche grazie alle loro caratteristiche industriali. È il caso, in particolare, dei centri di Arezzo e Lucca, specializzati rispettivamente nell’oreficeria e strumenti musicali, e nell’Industria cartotecnica. ·Anche nel Mezzogiorno sono soprattutto i territori a vocazione turistica a presentare le maggiori sofferenze.