AgenPress – “Durante i tempi morti della lezione ha iniziato a raccontarmi, in maniera confusionaria, che le era successa una cosa brutta e che non sapeva come comportarsi”, così l’insegnante di kitesurf di Silvia, la ragazza che ha denunciato per stupro.
Il 17 agosto 2019 Silvia (nome di fantasia) è andata a lezione di kitesurf in una spiaggia della Sardegna.
Poche ore prima, secondo la sua denuncia, sarebbe stata violentata da Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria.
Il primo a parlare pubblicamente dell’ormai nota lezione di kitesurf è stato Beppe Grillo nel video, criticato da molti, in cui ha difeso il figlio e i suoi amici: “Se una persona viene stuprata la mattina – aveva detto – e il pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia… vi è sembrato strano? Bene, è strano”.
“Silvia quel giorno era arrivata in semi-hangover, non proprio al massimo della lucidità, diciamo così”.
“Mi è sembrata stonata, di sicuro non lucida. Del resto – ha aggiunto – succede spesso: è estate e la gente fa le cinque del mattino. Ne vediamo tante di persone così”.
“Siamo entrate subito in sintonia. Sulla sera precedente mi ha detto di essere andata a ballare con un’amica in Costa Smeralda, di essersi spostata in taxi, e di aver bevuto troppo”, dice l’insegnante che nel 2019 era stata sentita anche dai carabinieri di Palau che avevano raccolto da lei informazioni sommarie.
Di quella giornata con Silvia non ricorda molto dopo due anni, ma al telefono racconta ai quotidiani di aver avuto l’impressione che fosse successo qualcosa. “Non mi ha detto di aver avuto rapporti sessuali o di essere stata abusata. Del resto era la prima volta che la vedevo. Ricordo che non ce la fece a finire la lezione”. E sulla vicenda, l’istruttrice ammette di non sapere molto: “Non ho seguito le tappe, non guardo la tv, non sono informata sui fatti locali”. Dopo quella lezione non ha più rivisto Silvia.
“Io non voglio giudicare quel che è successo, queste sono cose per le quali la consapevolezza può maturare nel tempo. Silvia non mi ha confidato nulla riguardo a uno stupro“.
“Io mi sono preoccupato e le ho chiesto cosa fosse accaduto. Lei ha replicato ‘Eh, è che è successo di nuovo’ – si legge nel verbale – a seguito di questa frase ho subito immaginato che si stese riferendo alla confidenza che mi aveva fatto l’anno prima, ossia che era stata abusata dal suo migliore amico”.
A quel punto l’insegnante riferisce di un precedente episodio che aveva visto la giovane vittima di un abuso da parte di un amico: “Durante una lezione mi aveva confidato che il suo migliore amico d’infanzia, senza rivelarmi il nome, l’aveva costretta a un rapporto sessuale anche se lei non era d’accordo e mi chiedeva come si doveva comportare. Ricordo che la esortai a fare due cose: denunciare l’accaduto e renderlo pubblico oppure parlare con il suo amico per costringerlo a farsi aiutare da qualcuno competente o che lo avrebbe denunciato”.