Putin: l’accordo di Minsk per risolvere la crisi ucraina non esiste più dopo riconoscimento regioni controllate da separatisti

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AgenPress – Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che l’accordo di Minsk per risolvere la crisi ucraina “non esiste più” dopo aver riconosciuto l’indipendenza di due regioni sostenute da Mosca.

Putin ha parlato con i giornalisti dopo che la camera alta del parlamento russo ha dato il consenso a Putin per schierare le forze armate russe fuori dal paese in connessione con la situazione nel Donbas.

“Certo, gli accordi di Minsk non esistono più”, ha detto Putin. “Cosa c’è da implementare se abbiamo riconosciuto queste due entità?”

L’accordo di Minsk, il secondo del suo genere (e quello che conta), è stato elaborato nella capitale bielorussa nel tentativo di porre fine a quello che allora era un sanguinoso conflitto di 10 mesi nell’Ucraina orientale. Ma non è mai stato completamente implementato, con i suoi problemi chiave ancora irrisolti. È stato firmato da rappresentanti di Russia, Ucraina, leader separatisti e dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Successivamente è stato approvato da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questo pose fine al peggio dei combattimenti in quel momento. Ma fino ad oggi l’OSCE pattuglia la prima linea e segnala violazioni del cessate il fuoco lungo il confine.

Quali erano le condizioni dell’accordo di Minsk?
La soluzione di Minsk è stata pensata per fermare la guerra nelle regioni separatiste filorusse del Sudest. A settembre del 2014, dopo cinque mesi di conflitto, Ucraina, Russia e i separatisti filorussi concordano un “cessate il fuoco”, che prevedeva tra le altre cose lo scambio di prigionieri, consegne di aiuti umanitari, ritiro di armi pesanti, e soprattutto la decentralizzazione del potere con una maggiore autonomia per le regioni del Donbass. L’intesa tuttavia fallì rapidamente, a causa di ripetute violazioni da entrambe le parti.
A febbraio 2015 si muovono i leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina, il cosiddetto “quartetto Normandia”, per arrivare alla firma di una nuova intesa in 13 punti. C’è una parte militare, con il “cessate il fuoco” monitorato dall’Osce,
Il ritiro delle armi pesanti dal fronte.
Che l’OSCE – un’organizzazione di sicurezza di 57 membri che include anche Stati Uniti e Canada – monitori le linee del fronte.
Un dialogo sulle elezioni locali nelle zone occupate dai ribelli filorussi.
Il ripristino dei pieni legami economici e sociali tra le due parti, in modo che, ad esempio, possano essere pagate le pensioni.
Che il controllo del governo ucraino sia ripristinato sul confine con la Russia.
Il ritiro di tutte le forze straniere e mercenari.
Riforma costituzionale che conferirebbe una certa autonomia alle regioni della regione orientale del Donbas, in Ucraina, non più sotto il controllo del governo centrale.
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