AgenPress – “Non sono mai stato a casa Panzeri, né l’ho mai frequentato. Discutevamo solo di questioni istituzionali finché è rimasto in carica: ricordo ad esempio le divergenze sul Marocco, da lui difeso, mentre io da membro dell’intergruppo a favore del popolo Saharawi ero spesso critico. E dopo la sua uscita dall’Europarlamento mi è capitato di avere con lui qualche scambio politico sul Pd e Articolo1”.
Lo dice in un’intervista a La Repubblica Brando Benifei, capodelegazione del Pd nel gruppo socialdemocratico (S&D) commentando l’allargamento del Qatargate.
Il Pd “ha sempre votato contro la violazione dei diritti umani in quei Paesi, né io ho mai ricevuto pressioni indebite per fare l’opposto. Non è un caso se nel corso degli interrogatori di garanzia neanche una domanda è stata fatta su di me. Segno che non c’entro nulla. La sola idea che qualche parlamentare, in carica o ex, si sia potuto arricchire sulla pelle dei diritti umani mi fa vomitare”.
Benifei non ha mai lavorato neanche con Giorgi: “Non mi stava neanche simpatico. L’ho sempre trovato arrogante. E fin troppo disinvolto”. Rispetto al fatto che nelle intercettazioni Panzeri, faccia spesso il nome di Benifei “la mia opinione è che possa aver millantato un rapporto di amicizia con alcuni parlamentari socialisti, tra cui me – commenta -. Probabilmente ha pensato che gli convenisse vantare un ascendente sul capodelegazione del Pd, far credere che potesse influenzarmi. Ma se c’è stato un tentativo corruttivo, le mie posizioni dimostrano che non è riuscito”.
Benifei dice di avere fiducia in Cozzolino e non pensa che Alessandra Moretti possa essere coinvolta “perché lei, diversamente da me, doveva occuparsi di Qatar in ragione del suo ruolo in commissione Esteri- E poi anche Moretti ha firmato per chiedere il ritiro dell’ambasciatore Ue a Doha dopo l’attacco di un loro ministro agli omosessuali. Una che partecipa a una vicenda corruttiva fa una interrogazione contro? Sembra un po’ strano”.