AgenPress – Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha firmato un decreto con il quale dispone la rimozione, tramite abbattimento, di Mj5, l’orso ritenuto responsabile dell’aggressione di un uomo avvenuta lo scorso 5 marzo in valle di Rabbi. Il decreto dispone l’identificazione genetica dell’esemplare, attraverso cattura preliminare.
L’incarico è conferito al Corpo forestale provinciale, con la collaborazione per quanto di competenza dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Nel provvedimento – si apprende – si ripercorre quanto accaduto la mattina del 5 marzo scorso, quando un uomo è stato aggredito da un orso in località Mandriole, all’uscita della val di Rabbi, nel Comune di Malè. Le successive analisi genetiche hanno confermato che il genotipo identificato dal dna ottenuto corrispondeva a quello di Mj5. Per Ispra – si legge nel decreto – la rimozione tramite abbattimento di Mj5 è coerente con il Pacobace.
Per la soppressione di Jj4 si dovrà comunque attendere il parere del Tar di Trento che, accogliendo il ricorso di Lav e Lac, ha sospeso l’ordinanza di soppressione firmata da Fugatti. La decisione verrà presa il prossimo 11 maggio. Intanto l’orsa ha trascorso la seconda giornata nel Centro faunistico di Casteller, a Trento. L’esemplare, rinchiuso in un recinto non elettrificato, è in buona salute e si alimenta regolarmente. Per prevenire possibili intrusioni in vista della manifestazione annunciata per il prossimo 23 aprile, la Questura di Trento ha emesso un’ordinanza per la vigilanza delle aree di accesso al centro. In passato, si sono registrate alcune incursioni da parte di gruppi di animalisti. Prosegue invece la battaglia delle organizzazioni animaliste contro la decisione dell’amministrazione provinciale di abbattere l’esemplare. Una petizione per la liberazione dell’orsa promossa dall’Oipa di Trento ha raggiunto le 60mila firme in 24 ore. La Lav ha invece presentato due possibili destinazioni per i tre orsi considerati problematici. Si tratta del Gnadenhof für Bären, in Germania, e di Al Ma’wa for Nature and Wildlife, in Giordania. Per l’associazione, l’individuazione dei due siti renderebbe “inutile il provvedimento di uccisione degli animali”.