AgenPress – Secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, i finanziamenti dell’UE per sostenere il potenziamento della digitalizzazione delle scuole non hanno prodotto tutto l’impatto atteso, soprattutto perché negli Stati membri è mancato un orientamento strategico nel loro utilizzo.
Tra il 2014 e il 2026 sono stati o verranno erogati importi significativi attraverso vari programmi dell’UE per sostenere l’istruzione digitale. Le sole risorse assegnate nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza post-pandemico ammonteranno ad oltre 11 miliardi di euro.
Per esaminare i progressi della digitalizzazione delle scuole, gli auditor della Corte hanno visitato sei Stati membri nel 2022 (Germania, Grecia, Croazia, Italia, Austria e Polonia), constatando che le azioni finanziate dall’UE avrebbero potuto produrre un maggiore impatto se fossero state meglio integrate nelle strategie nazionali o regionali per la digitalizzazione delle scuole.
Nella maggior parte dei casi, i progetti finanziati dall’UE hanno fornito le realizzazioni desiderate.
Tuttavia, talvolta i finanziamenti dell’UE hanno semplicemente sostituito fondi nazionali che
erano già stati assegnati. Una delle ragioni per cui le scuole spesso non hanno potuto utilizzare al meglio i fondi dell’UE è che non sono state sufficientemente coinvolte nella definizione delle loro necessità in termini di digitalizzazione. Per di più, molte scuole non erano a conoscenza del sostegno offerto dall’UE.
Riguardo il nostro Paese, la Corte dei Conti Ue rileva “scarsa chiarezza” sui risultati attesi dalle misure finanziate dal Pnrr italiano per la digitalizzazione delle scuole e “notevoli ritardi”, in alcune regioni, sul programma di connettività a banda larga degli edifici scolastici.
In particolare, i revisori Ue segnalano che “la riforma del settore dell’istruzione volta al potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università, non specifica i traguardi e gli obiettivi definiti”. Dallo studio emerge inoltre che esistono “notevoli ritardi” nell’attuazione del programma per la connettività in banda larga delle scuole italiane. Ritardi che “mettono a rischio il raggiungimento dell’obiettivo di un gigabit di connessione entro il 2025 per l’intero territorio nazionale”. T
ra i fattori che impediscono di ottenere migliori risultati in questo ambito – si legge nel rapporto – hanno influito la “bassa velocità di connettività e le reti inadeguate negli edifici scolastici”, che hanno “reso difficile a molte scuole di utilizzare al meglio le attrezzature finanziate dall’Ue”, come le applicazioni cloud o le piattaforme didattiche. Ciononostante in Italia, il 79% delle scuole sostiene di avere una strategia formale per l’utilizzo delle tecnologie digitali a fini didattici. E gli auditor affermano che il nostro Paese è l’unico tra gli Stati analizzati a fare riferimento a un concreto piano d’azione per la digitalizzazione delle scuole per il periodo 2014-2020.