AgenPress. “Approcciare il tema delle intercettazioni parlando di “stretta al budget” è concettualmente sbagliato. La tecnologia è necessaria se si vuole perseguire l’obiettivo di un procedimento giuridico veloce ed efficiente. Quelli sostenuti per le intercettazioni non sono costi vivi per lo Stato: le intercettazioni servono a perseguire i reati per arrivare a condanne e attraverso le condanne lo Stato recupera le spese sostenute. E poi occorre fare chiarezza sulle cifre. Si è parlato di una spesa di 200mln di euro l’anno per le intercettazioni. Non è vero. La spesa a consuntivo del ministero della Giustizia per questa voce è stata di 176mln di euro negli ultimi due anni e 40mln sono relative alle prestazioni obbligatorie, quelle fornite dagli operatori telefonici: quindi le intercettazioni nella realtà costano circa 130mln di euro allo Stato”.
Lo ha detto questa mattina Tommaso Palombo, presidente di Italian Lawful Interception Intelligence association, intervenuto a Largo Chigi, il format di The Watcher Post.
“Oggi non c’è una norma unica nazionale che specifichi le caratteristiche che devono avere le società che forniscono questo servizio. Noi internamente ci siamo dati un disciplinare certificato da un ente terzo indipendente di assoluta credibilità, ma sarebbe utile che lo Stato prevedesse delle regole che integrino il listino nazionale già introdotto nel 2017”.