AgenPress – Secondo i giudici del TAR, come riporta Il Messaggero, la mancata ammissione non deve essere un provvedimento afflittivo, ma educativo. Oltre a dover essere “un’eccezione” mentre la regola deve essere la promozione, in linea con un orientamento del Consiglio di Stato per la scuola media.
Protagonista della vicenda una ragazza che ha frequentato la prima media all’istituto Comprensivo Statale Tivoli V, e che ha riportato insufficienze in sei materie (geografia, francese, matematica, scienze, inglese e musica), di cui una grave.
Gli insegnanti avevano deliberato all’unanimità la bocciatura, ma i genitori della ragazza hanno presentato ricorso al Tar chiedendo l’annullamento del provvedimento. E il giudice ha dato loro ragione.
Dai documenti relativi alla bocciatura messi a punto dai docenti emerge che “nel corso dell’anno la ragazza ha avuto una frequenza regolare” a scuola e il comportamento è stato “buono”. L’impegno tuttavia si è rivelato “scarso e inadeguato, sia nell’esecuzione dei compiti che nello studio”. Secondo il Tar i professori, però, non avrebbero considerato il percorso della studentessa dall’inizio alla fine.
“L’alunna, dal primo mese di scuola fino al termine delle lezioni, ha visto incrementare le proprie conoscenze e migliorare i propri voti”, scrivono i giudici nella sentenza. E la scuola – sempre secondo il Tribunale amministrativo – ha anche le sue responsabilità per non aver messo a disposizione “sistemi di ausilio e di supporto per il recupero”.
“Sono preoccupata per le difficoltà che potrebbe incontrare la ragazza il prossimo anno e per l’interesse mediatico che ha dovuto affrontare”, ha dichiarato la preside dell’istituto Francesca Pisani.
“Prendo atto delle motivazioni della sentenza, molto probabilmente nella fretta di redigere il rapporto non sono stata chiara, avrei dovuto essere più puntigliosa, la relazione della coordinatrice allegata agli atti probabilmente non era sufficiente. È una ragazzina come tanti, non ha nessun certificato particolare, come ha detto la mamma in un colloquio con i docenti, aveva solo poca voglia di studiare e può accadere il primo anno. Il papà è venuto a lamentarsi, gli ho spiegato il nostro punto di vista, condiviso da tutti i docenti, giovani e bravi”, ha aggiunto la preside, per poi spiegare che “per noi è stata chiaramente una misura studiata con attenzione. Volevamo tutelare la sua crescita”.
“Sarà un anno molto complesso e mi duole questo. E dovremo aiutarla in tutti i modi, come farà la famiglia. Sei insufficienze renderanno faticoso il percorso, in primo luogo a lei. Ma amo questo lavoro e credo nel sistema scolastico. Quanto alla sentenza avrà un valore educativo pari al messaggio che ne vogliamo dare. Quei 5 erano troppi (inglese, francese, musica, scienze, matematica) e non sono diventati dei 6”, ha concluso la dirigente scolastica.