AgenPress. Sono passati tredici anni da quando Norman Zarcone, ha deciso di ‘scegliere diversamente’ in segno di protesta contro il sistema delle baronie universitarie, note per la loro emulazione dell’appartenenza mafiosa – dichiara il padre di Norman – (ndr).
Infatti forza di intimidazione del vincolo associativo, condizione di assoggettamento e omertà sono i presupposti nefandi che reggono il baronaggio, sistema associativo e omertoso che assoggetta e intimidisce: quindi mafioso. Non mi stancherò mai di ripeterlo, ci vuole il reato di associazione mafiosa di stampo accademico.
Era il 13 settembre 2010 quando Norman, due lauree con 110 e lode in Filosofia della Conoscenza e della Comunicazione e in Filosofia e Storia delle idee, dottorando il Filosofia del Linguaggio (senza borsa), musicista, compositore, giornalista e bagnino d’estate, decide di autoinfliggersi la morte per fare ascoltare la propria voce, per dire ‘no’ alle logiche di sottomissione, alle clientele, alle genealogie accademiche. Nell’urlo accusatorio (ancora purtroppo inascoltato) di Norman contro i “padroni del Sapere” e i “mafiosi di Stato”, c’è tutta l’ingiustizia della quale è capace questa Italietta ipocrita, generatrice di un sistema malato, deviato, che non esito a definire di stampo mafioso.
Ho scritto molte volte a Giorgia Meloni e, dopo un’interlocuzione preliminare coi suoi uffici, è esploso ancora una volta il silenzio istituzionale: Giorgia, io credo in te, ti conosco e a te voglio affidare questa e le altre storie di “omicidi di Stato”.
Mio figlio è morto nel 2010, ma muore anche oggi, muore ogni giorno perché lo Stato, questo Stato nel quale credo e nel quale ha creduto Norman, troppo spesso diventa complice guardando da un’altra parte. Troppi silenzi, troppa ipocrisia di Stato per un omicidio di Stato.
Sfortunatamente ho notato che in Italia si tende a identificarsi più col carnefice, che con la vittima. Ecco perché con l’Associazione culturale che prende il nome di mio figlio lotteremo sempre contro la mafia che legge Orazio e Aristotele. Lo faremo scrivendo, lo faremo sul web, lo faremo oralmente per strade, bar, circoli; lo faremo suonando: con la musica di Norman. Sono stanco di sbattere contro la putrida coscienza di imbroglioni istituzionali che si sentono forti della loro impunità: quando lo Stato si comporterà da Stato e applicherà l’articolo 416 bis del Codice penale?
Troppi falsi libertari nelle istituzioni, troppi collusi, servi e complici mendicano la scena, troppi impostori riconosco fra le vestali del mondo genuflesso – il loro mondo – da vivere a novanta gradi. Ricorreremo pertanto alla “violenza” della musica di Norman e della memoria.
Per il primo anno anche l’Ersu (ente di diritto allo studio universitario) “sosterrà le iniziative per commemorare Norman Zarcone” dichiara il Presidente Michele D’Amico “per significare la presenza delle istituzioni verso i giovani”.