AgenPress – Durante il mese di agosto 2023 nell’area dei Campi Flegrei sono stati registrati 1118 terremoti con una Magnitudo massima=3.6±0.3. Di questi, 1026 eventi (circa il 91.8% del totale) hanno avuto una magnitudo minore di 1.0 o non determinabile a causa della bassa ampiezza del segnale non chiaramente distinguibile dal rumore di fondo, 75 eventi (circa il 6.7% del totale), hanno avuto una magnitudo compresa tra 1.0 e 1.9, 14 eventi (circa l’1.3% del totale), hanno avuto una magnitudo compresa tra 2.0 e 2.9 e 3 eventi (circa lo 0.3% del totale), hanno avuto una magnitudo ≥ 3.0. In totale sono stati localizzati 703 eventi (circa il 63% di quelli registrati), ubicati prevalentemente tra Pozzuoli, Agnano, l’area Solfatara-Pisciarelli, Bagnoli e il Golfo di Pozzuoli, con profondità concentrate nei primi 2 km e profondità massima di circa 4 km.
“Per i Campi Flegrei ci sono due possibili scenari. Lo scenario meno critico è una situazione analoga alla crisi bradisismica del 1982-84, che è durata 2 anni e poi si è fermata. Lo scenario più critico è un’eruzione come quella del Monte Nuovo avvenuta nel 1538. Una situazione che potrebbe portare non solo a un momento di sismicità ma anche a una eruzione o a una eruzione freatomagmatica””, ha detto il presidente Carlo Doglioni intervenuto in audizione oggi alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati a Roma.
“Al momento – ha aggiunto Doglioni – lo scenario più critico che potremo immaginare per la dimensione dei volumi, ma è una opinione personale, è avere una eruzione tipo quella del Monte Nuovo, ma non sappiamo né quando né sé. Una eruzione di piccoli volumi, ma che comporterebbe un disagio sociale. Il Monte Nuovo è stata una piccola eruzione di dimensioni inferiori al km cubo. Quello che si sta accumulando sotto i Campi Flegrei attualmente è inferiore al decimo di km cubo. Potrebbe generare un piccolo vulcanello effusivo”.
“È impossibile pensare che i Campi Flegrei si spengano perché sono un vulcano attivo”. L’eruzione del 1538, ad ogni modo, fu di piccola entità e portò alla nascita del Monte Nuovo nell’area flegrea. Si tratta, quindi, di un’eruzione molto meno impattante rispetto a quella avvenuta circa 39mila anni fa, quando furono liberati circa 400 metri cubi di materiale. Uno scenario che al momento viene escluso dall’Ingv.