AgenPress. “Le Nazioni Unite stanno svolgendo un ruolo essenziale, a Gaza e in generale in tutta la crisi, nel momento in cui cominciavano a vedersi dei timidissimi passi in avanti. Il fatto che cominciavano ad entrare tir, nel momento in cui cominciano ad essere liberati gli ostaggi, l’idea di avere le Nazioni Unite come protagoniste terze nello scenario della crisi Medio Orientale è per me un elemento fondamentale.
Comprendo perfettamente le ragioni di volevo dialogare col Global South, detto questo, io sarei stato leggermente più prudente. In questo momento le Nazioni Unite costituiscono un riferimento, sapendo tutta via che sono Nazioni Unite molto indebolite. Come abbiamo visto anche per la vicenda della guerra in Ucraina, le Nazioni Unite sono paralizzate dal diritto di veto che hanno alcuni membri del consiglio di sicurezza, già questo era un segnale importante. Io farei di tutto, e faccio anche un appello agli amici israeliani per evitare di mettere le Nazioni Unite dentro il frullatore delle vicende politico-diplomatiche. Adesso dobbiamo tentare di tenerle fuori, questo riguarda gli amici israeliani e anche il segretario generale delle Nazioni Unite. Tra virgolette, l’unica cosa che non possiamo fare è cambiare il segretario generale delle Nazioni Unite in questo momento, mi pare abbastanza evidente”.
Così Marco Minniti, presidente della Fondazione Med-Or, ex ministro dell’interno e parlamentare del PD, a 24 Mattino su Radio 24.
“Il rischio è di attività di carattere terroristico che non vengono da strutture organizzate, non ci sono le truppe da sbarco dello stato islamico o di al-qaida o di hamas che arrivano in Europa. Ci sono coloro che si sono radicalizzati nel tempo che oggi noi chiamiamo lupi solitari che si sono radicalizzati attraverso un rapporto con il web. E allora il fatto che ci possono essere queste forme di radicalizzazione che attivano le azioni di carattere terroristico come già avvenuto in Francia ed in Belgio, purtroppo, non possiamo escluderlo. Anzi dobbiamo innalzare molto la guardia, deve fare l’Europa. Sia in Francia che in Belgio son venute fuori delle défaillance del sistema di sicurezza di quei Paesi. Il ragazzo ceceno in Francia era segnalato con la s cioè pericoloso, l’attentatore in Belgio era stato convocato per il giorno dopo l’attentato. Quest’ultimo come si è visto ogni volta che veniva in Italia era sistematicamente monitorato sono stati altri Paesi che non ce l’hanno fatta. Io sarei un pochino più prudente nel proteggere la capacità di risposta alla minaccia terroristica che ha manifestato l’Italia anche negli anni più difficili della minaccia terroristica”.
“L’idea di pensare che ci sono truppe da sbarco che vengono mandate con i barconi dei migranti non esiste, non c’è questa struttura organizzata anche perché se qualcuno vuole utilizzare segmenti terroristici, persone addestrate a fare attacchi complessi in terreno aperto, quelli non li mandano con i barconi, per una ragione semplice: arrivi con i barconi e vieni immediatamente fermato, identificato, fatte foto segnalazione e prese le impronte digitali, quindi nessuna organizzazione terroristica manda le proprie forza speciali con i barconi. Altra cosa è un ingresso da terra come può avvenire con il confine sloveno, ed è per questo che a mio avviso l’Italia ha fatto bene a creare una collaborazione con il governo sloveno perché da terra è un’altra cosa”. “Il punto fondamentale è che anche quelli che sono arrivati con i barconi all’inizio non erano terroristi, si sono radicalizzati rimanendo in Europa e questo comporta due cose: 1) l’Europa deve fare un passo significativo in avanti nella cooperazione delle forze di polizia e nella difesa dei confini esterni, e 2) bisogna comprendere che la parola integrazione è un elemento fondamentale delle politiche di sicurezza, il paese che meglio integra è il paese più sicuro, basta guardare a quello che è accaduto da Charlie Hebdo in poi, gran parte dei protagonisti degli attacchi terroristici non venivano dalla Siria o dall’Iraq, venivano dalla nostra Europa ed erano figli di una sbagliata o mancata integrazione”. Abbiamo letto che lei aiuta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella definizione delle politiche di immigrazione, è vero? “Niente di più falso” ha concluso Minniti.