AgenPress – Torna a quota 103 la possibilità di pensione anticipata con 62 anni di età e 41 di contributi sia pure con il calcolo interamente contributivo dell’assegno, abbandonando l’ipotesi di passare a Quota 104 per il 2024. E, dunque, si potrà continuare a andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Non solo: si stabilisce fin da ora che quando si arriverà all’uscita con 41 anni secchi a prescindere dall’età si dovrà applicare interamente il sistema contributivo.
Si allungano anche i tempi per le finestre di uscita: 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per i dipendenti pubblici. In ogni caso, si legge, l’assegno mensile riconosciuto non potrà essere maggiore di quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente.
Il governo inoltre lima la rivalutazione delle pensioni pari o inferiori a 5 volte il minimo: gli assegni fino a 2.627 euro lordi infatti saranno indicizzati al costo della vita per l’85%, secondo la bozza che modifica così la percentuale inizialmente prevista e pari al 90%.
Per i pensionamenti anticipati non servirà un anno di età in più, ma basteranno i 62 anni come nel 2023. E ugualmente saranno sufficienti 41 anni di contributi. Il rovescio della medaglia è che chi vorrà andare via con Quota 103 dovrà accettare il calcolo contributivo anche della fetta di pensione maturata nel retributivo: con una decurtazione dell’assegno che potrà andare dal 3 al 15 per cento a seconda dei casi. L’intesa fissa anche due finestre per l’uscita, diverse tra statali e non: una volta raggiunti, i dipendenti privati dovrebbero aspettare 6 mesi per l’assegno e i pubblici 9 mesi.
Per chi è interamente nel sistema contributivo e quindi non ha contributi previdenziali versati prima del 1996 l’anticipo della pensione di tre anni rispetto all’età di vecchiaia (a 64 invece che a 67) sarà possibile solo se si è maturato un importo di pensione di almeno 3 volte l’assegno sociale (503 euro) se si è uomini, 2,8 se si è madri di un figlio e 2,6 se si è madri di due o più figli.
Il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto all’età di vecchiaia. È prevista una finestra di tre mesi. Nel 2023 la norma prevede per l’anticipo un importo di pensione maturato di almeno 2,8 volte l’assegno sociale (1.408 euro) mentre la prima bozza per il 2024 prevedeva che fosse di almeno 3,3 volte l’assegno sociale.