AgenPress – “Signor Presidente, collega Patuanelli, anche io non torno sulle ragioni e sugli errori che hanno purtroppo consentito a due comici russi di spacciarsi per il Presidente dell’Unione africana; sono state ampiamente oggetto di approfondimento”.
Così Giorgia Meloni in replica al capogruppo di M5s Stefano Patuanelli, illustrando in Aula l’interrogazione del suo gruppo riguardante la guerra in Ucraina.
“Utilizzo invece il mio tempo per risponderle molto volentieri sui contenuti della telefonata, banalmente perché io sono fiera di aver dimostrato ancora una volta la coerenza delle posizioni mie e del Governo italiano in tema di politica estera e sono fiera di essere lontana anni luce dal modello di chi prima di me si mostrava condiscendente in privato, salvo poi mostrare i denti a favore di telecamera o votava il sostegno militare a Kiev finché si trattava di mantenere il proprio posto al Governo, per poi decidere di sostenere che Kiev non andasse più aiutata quando è passato all’opposizione per guadagnare consenso facile.
In questo caso, però, questo consenso facile si guadagna sulla pelle e sulla libertà di una Nazione sovrana.
In quella telefonata ho detto quello che tante volte ho ripetuto anche in questo Parlamento. Ho detto, come punto primo, che noi siamo a fianco dell’Ucraina, ribadendolo anche in quella telefonata. Ho detto che cerchiamo una pace giusta in linea con il diritto internazionale e che siamo pronti a fare le nostre proposte, che chiaramente, nel caso, confronteremo anche con il Parlamento quando dovessero esserci i margini per quella pace giusta.
Il punto sul quale io, lei e voi non ci capiamo è che, per arrivare a un’opzione di questo tipo, l’unico modo – come io ho detto decine di volte in quest’Aula parlamentare – è mantenere un equilibrio tra le forze in campo, che vuol dire sostenere l’Ucraina. Se noi avessimo fatto quello che qualcuno ci chiedeva in questa Aula, e cioè smettere di sostenere l’Ucraina, purtroppo non avremmo avuto una pace, come qualcuno va dicendo in giro: noi avremmo avuto un’invasione e un’invasione non si chiama pace. Io non sono così cinica da scambiare le due cose. Continuo quindi a ritenere che l’unico modo possibile per arrivare eventualmente anche a una soluzione diplomatica del conflitto è sostenere l’Ucraina. È quello che ho detto in quest’Aula, è quello che faccio, è quello che ho ribadito all’interno di quella telefonata.
Questo non vuol dire che io non mi renda conto della difficoltà che è presente anche nella nostra opinione pubblica; ho detto anche questo e anche questo l’ho sostenuto all’interno di queste Aule parlamentari e ciò ha fatto molto discutere. Io sono perfettamente consapevole della stanchezza dell’opinione pubblica perché ascolto la gente, sono capace di farlo.
Quello che fa la differenza tra la mia scelta e altre scelte è che io penso che la responsabilità della politica sia guidare la società, non rincorrerla. E non mi stupisce che persone che non hanno gli stessi elementi che ho io per giudicare possano fare valutazioni diverse, che persone che non hanno chiaramente sulla loro spalle le decisioni che in qualche maniera compromettono il destino di una Nazione possano fare altre valutazioni.
Ritengo in coscienza di dover fare le mie per le responsabilità che ho ed è quello che sto facendo. Ma questo non vuol dire che non capisca gli italiani anche quando chiedono se, nella condizione in cui siamo, possiamo davvero permetterci di fare quello che stiamo facendo. Continuerò a essere convinta che noi, aiutando e sostenendo gli ucraini che combattono, stiamo difendendo il nostro interesse nazionale. Ho però detto anche in quest’Aula, l’ultima volta che sono venuta prima del Consiglio europeo – se lo ricordate e se siamo intellettualmente onesti – che, proprio perché sono consapevole delle difficoltà che le nostre società stanno pagando, noi non potevamo, ad esempio, in Consiglio europeo sostenere la tesi, che pure altre Nazioni sostengono, per la quale la revisione del bilancio pluriennale si potesse rivedere solamente per l’Ucraina, e ciò se non eravamo in grado anche di mettere risorse sulle conseguenze che le nostre società stanno pagando per il conflitto in Ucraina.
Che cosa ho detto? Ho detto che sono consapevole della situazione per cui, guardi, anche stavolta, a prova di telecamera, non c’è una Meloni in privato e una Meloni in pubblico, quello lo abbiamo visto altre volte. C’è una Meloni che dice sempre quello che pensa, che lo dice con chiarezza e lealtà e che per questo consente all’Italia oggi di essere rispettata e di essere ascoltata come purtroppo non è stata quando la guidavate voi”.