Tassone: “Parlare della lezione sturziana e poi fare scelte che contraddicono la sua opera è un declino morale”

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AgenPress. Il 18 gennaio del 1919, con l’Appello di Sturzo ai “Liberi e Forti” e la formazione del Partito Popolare, iniziava, dopo la lunga parentesi della “Questione Romana”, la presenza dei cattolici democratici in politica. Un avvenimento destinato ad essere riferimento nelle fasi successive i due conflitti mondiali.
Un richiamo quello di Sturzo alla giustizia, alla libertà, alla democrazia, al ruolo delle autonomie locali nel coinvolgimento dei cittadini, alla centralità dell’Uomo.
La politica intesa come servizio e passione per costruire una società di uomini liberi e solidale: un rifarsi alla Dottrina sociale Cristiana della Chiesa e alla “Rerum Novarum “ di Leone XIII.
La trattativa tra la Santa Sede e il governo fascista per chiudere la “Questione Romana”, che si sarebbe conclusa l’11 febbraio del 1929 con la firma del Concordato, fu la causa dell’esilio di don Luigi Sturzo e delle Sue dimissioni da segretario del Ppi, chieste dal Vaticano. In quel momento Sturzo era scomodo per il Suo essere contro la dittatura fascista e i suoi disegni strumentali.
La lezione sturziana non si esaurì, ma continuò a mietere e produsse frutti, soprattutto, dopo il secondo conflitto bellico con la nascita della Democrazia Cristiana di De Gasperi.
La domanda che mi pongo: ricordare la stagione sturziana ha senso? Io ritengo di Sì.
Il Ricordo che è condivisione non quello rituale di circostanza, mi fa dire con convinzione Si. Parlare dell’attualità della lezione sturziana e poi fare scelte che contraddicono la Sua opera, le Sue scelte, il Suo agire coraggioso è un declino morale.
Dirsi popolari, cristiani democratici, sturziani e degasperiani, (termini usati come attestati di benemerenza), avendo fatto scelte che con l’insegnamento sturziano e degasperiano non hanno nulla a che fare, è una offesa che non può essere più accettata.
C’è bisogno di decenza e di rispetto. Non critico le scelte ma le imposture si.
Va bene che …. “Parigi vale una Messa” ma uno scranno al Parlamento o un lauto incarico non vale l’anima… Noi siamo sturziani e degasperiani non nelle ricorrenze… ma per scelta di vita…
Mario Tassone
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