Più di 200 milioni di ragazze e donne oggi in vita hanno subito mutilazioni genitali femminili. La pratica delle mutilazioni genitali femminili è diminuita negli ultimi trent’anni e in 31 Paesi quasi 1 ragazza su 3 di età compresa tra i 15 e i 19 anni è stata sottoposta a questa pratica, rispetto a 1 su 2 negli anni Novanta.
AgenPress. “Oggi, nella Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, riaffermiamo la nostra dedizione alle ragazze e alle donne che hanno subito questa grave violazione dei diritti umani. La voce di ogni sopravvissuta è una chiamata all’azione, e ogni scelta che fanno nel reclamare le loro vite contribuisce al movimento globale per porre fine a questa pratica dannosa.
Più di 200 milioni di ragazze e donne oggi in vita hanno subito mutilazioni genitali femminili. Quest’anno, quasi 4,4 milioni di ragazze saranno a rischio di subire questa pratica dannosa. Ciò equivale a più di 12.000 casi al giorno.
In linea con gli impegni delineati nella Dichiarazione e nella Piattaforma d’azione di Pechino, con quelli concordati durante il 25° anniversario della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, con l’uguaglianza generazionale e con altri quadri normativi, tra cui la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e le loro raccomandazioni generali, nonché con il target 5.3 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, ribadiamo il nostro impegno a prevenire e a rispondere a questa pratica dannosa contro le donne e le ragazze.
Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti delle donne e delle bambine, che mette in pericolo la loro salute fisica e mentale e limita il loro potenziale di condurre una vita sana e soddisfacente. Aumenta il rischio di gravi dolori, emorragie e infezioni e la probabilità di altre complicanze sanitarie più avanti nella vita, compresi i rischi durante il parto, che possono mettere a repentaglio la vita dei loro neonati.
Per questo motivo, nel perseguire un mondo libero da discriminazioni e pratiche che danneggiano le ragazze e le donne, è imperativo rivolgere la nostra attenzione alle voci che contano di più: le voci delle sopravvissute.
Dobbiamo amplificare le voci delle sopravvissute per aumentare la consapevolezza e ispirare l’azione collettiva, e promuovere il loro potere e la loro autonomia garantendo loro un ruolo attivo negli interventi di prevenzione e risposta.
Le sopravvissute conoscono in prima persona le sfide che devono affrontare e gli strumenti necessari per eliminare questa pratica. È fondamentale investire nei movimenti guidati dalle sopravvissute, soprattutto a livello di base, dedicando loro risorse che ne promuovano gli sforzi.
Dobbiamo inoltre garantire la disponibilità e l’accessibilità di servizi completi e rispettosi dal punto di vista culturale. Ciò include il rafforzamento dell’assistenza sanitaria e dei servizi sociali e legali a sostegno delle sopravvissute.
L’UNFPA e l’UNICEF, in qualità di agenzie leader del Programma congiunto globale per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili, l’OHCHR, UN Women, l’OMS e altre entità delle Nazioni Unite, rimangono fermi nel collaborare con le sopravvissute in qualità di promotrici e leader della comunità e nel garantire che le loro voci e prospettive siano alla base dei programmi di prevenzione e risposta alle mutilazioni genitali femminili. In effetti, investire nella costruzione di movimenti e nella promozione dell’autonomia delle ragazze e delle donne è al centro del Programma congiunto delle Nazioni Unite per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili.
Celebriamo i progressi compiuti: la pratica delle mutilazioni genitali femminili è diminuita negli ultimi trent’anni e nei 31 Paesi con dati di diffusione rappresentativi a livello nazionale, quasi 1 ragazza su 3 di età compresa tra i 15 e i 19 anni è stata sottoposta a questa pratica, rispetto a 1 su 2 negli anni Novanta.
L’anno scorso, il Programma congiunto ha sostenuto più di 11.000 organizzazioni, l’83% delle quali erano organizzazioni locali che collaboravano con coalizioni e movimenti guidati da sopravvissute, che si battevano per cambiare le politiche e le leggi e che sostenevano il cambiamento delle norme sociali e di genere.
Tuttavia, c’è un urgente bisogno di sforzi ancora più mirati, coordinati e sostenuti se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo comune di porre fine alle mutilazioni genitali femminili entro il 2030. Insieme, guidati dalle sopravvissute, possiamo consegnare questa pratica dannosa alla storia, una volta per tutte”.
Dichiarazione congiunta della Direttrice esecutiva dell’UNFPA Natalia Kanem, della Direttrice generale dell’UNICEF Catherine Russell, dell’Alto Commissario dell’OHCHR Volker Türk, della Direttrice esecutiva di UN Women Sima Bahous e del Direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus