AgenPress. La cooperazione che noi vogliamo mettere in piedi coni Paesi africani è una cooperazione che tiene conto del fatto che l’Africa non è un continente povero. L’Africa è un continente che attualmente detiene il 60% di metalli e terre rare, il 60% di terre arabili, un continente in forte crescita demografica e quindi anche con un enorme potenziale di capitale umano, che chiaramente non sempre è stato messo nella condizione di poter sfruttare al meglio quelle risorse per sé stesso prima di tutti, non per gli altri.
L’Europa in molti casi ha avuto – rispetto ad altri attori che pure sono molto presenti oggi nel continente africano – la capacità di cooperare lasciando qualcosa sul territorio – lo ha fatto anche l’Italia in diverse occasioni -, ma un approccio di questo tipo è un approccio che bisogna saper rafforzare e mettere a sistema se vogliamo essere competitivi con altri attori che sono molto presenti e che hanno secondo me un approccio diverso.
Questa capacità di immaginare la cooperazione come un rapporto da pari a pari, e non come un semplice aiuto di chi ti vede in difficoltà e vuole essere a posto con la sua coscienza dandoti una mano, è una cosa che viene molto ben vista da questi interlocutori che sono stanchi di essere considerati o trattati semplicemente come persone che vanno salvate da qualcosa.