Immigrazione. Appello di Amsi-Umem-Uniti per Unire e Co-mai alla collettività, a firmare il Referendum per la Cittadinanza

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AgenPress. E’ stato raggiunto oltre mezzo milione di firme, in pochi giorni, per un referendum che potrebbe rivoluzionare le leggi sulla cittadinanza. Mentre si attende la verifica sta ssa delle firme, si discute anche di modifiche alla legge Bossi-Fini, se non addirittura la sua abolizione.

La proposta è di ridurre da 10 a 5 gli anni necessari di residenza legale continuativa nel territorio italiano prima di poter chiedere la cittadinanza. Si tratterebbe di intervenire sulla legge del 5 febbraio 1992, legislazione da allora rimasta invariata, nonostante siano passati più di trent’anni e nel frattempo la realtà migratoria italiana si sia completamente trasformata.

C’è chi, da anni, aveva proposto alla politica un percorso identico! C’è chi precorre i tempi con le sue idee e le sue battaglie!

Parliamo di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, accanto a Umem, Unione Medica Euromediterranea, a Co-mai, la Comunità del Mondo Arabo in Italia, e ancora a realtà quali Radio Co-mai Internazionale (presente in oltre 120 paesi del mondo), Web Tv Unione per l’Italia e la Scuola Unione per l’Italia, sotto l’egida del Movimento Internazionale Uniti per Unire: sono loro che si confermano ancora una volta protagoniste della scena socio-politica nazionale, con il loro impegno, con le loro idee, con le loro proposte che, avanzate già da anni alle istituzioni, oggi trovano riscontro positivo, in ciò che accade nella quotidianità con questo Referendum. 

I tempi del cambiamento, si spera, potrebbero essere finalmente maturi!

A guidare queste associazioni è come noto il Prof. Foad Aodi, massimo esponente e leader di questi movimenti, giornalista e ortopedico-fisiatra, esperto di salute globale e di tematiche di emigrazione-immigrazione, che annuncia ai media di avere firmato il Referendum sulla Cittadinanza, che prevederebbe, come detto, la modifica per i tempi per arrivare alla concessione della cittadinanza italiana ai soggetti, uomini e donne, di origine straniera, accorciando notevolmente l’attesa per chi già è forte di una residenza legale nel nostro Paese.

Il Prof. Aodi accoglie, quindi, in pieno, gli appelli che “tengono banco” in questo momento storico, come quello dell’Associazione Migrare, che ha avviato da tempo una petizione per abolire la Legge Bossi-Fini.

Anche su tale argomento, le associazioni e i movimenti coordinati da Aodi, si erano mosse in largo anticipo, denunciando, da tempo, la necessità di abbandonare un alveo di normative sull’immigrazione, che non favoriscono affatto l’integrazione, il dialogo, la valorizzazione, in particolar modo delle nuove generazioni di italiani, ovvero i figli di immigrati, gli italiani di origine straniera.

Non basta, infatti, che l’art. 45 del D.P.R. 394/1999 consenta al minore irregolare di essere iscritto ad una scuola italiana o proseguire gli studi “con riserva” perché, di fatto, l’irregolarità della permanenza in Italia dei genitori incide sulla possibilità di avere una casa, servizi igienici adeguati, mezzi di sostentamento, un lavoro e uno stipendio regolari. Cioè, tutti quegli elementi essenziali alla frequentazione scolastica.

Del resto, le famiglie che si formano sul territorio, sono ancora in massima parte composte da prime generazioni di immigrati e sono quindi prive di quella rete sociale dei nonni, amici e parenti che costituiscono da sempre gli ammortizzatori sociali per le famiglie in difficoltà.

Il nodo fondamentale è costituito dal circolo vizioso innescato dalla Legge Bossi-Fini che chiede ancora il rinnovo del permesso di soggiorno alla sussistenza del posto di lavoro, sicché, perdendosi il posto di lavoro, si perde anche il permesso di soggiorno e, senza il permesso di soggiorno, non si può trovare un lavoro regolare, finendo con l’alimentare il caporalato, il lavoro nero, lo sfruttamento quando non la criminalità anche organizzata.

«Con le associazioni da me coordinate, esordisce Aodi, da anni, con la creazione di proposte-appelli-documenti come il Manifesto della Buona Immigrazione e il Manifesto della Buona Sanità, cerchiamo di proporre alle istituzioni di favorire l’inserimento lavorativo di quei professionisti sanitari che già da un minimo di anni vivono da noi e sono inseriti nella nostra società, chiedendo lo snellimento delle pratiche burocratiche per la loro partecipazione ai nostri concorsi regionali, che oltre tutto, lo dimostrano i recenti casi della Lombardia, continuano ad essere semi deserti, acuendo la carenza di personale di base già cronica.

Abbiamo chiesto, da tempo, per medici e infermieri di origine straniera, in tal senso, l’eliminazione dell’obbligo della cittadinanza per partecipare ai nostri concorsi, visto che abbiamo bisogno come il pane di professionisti sanitari. E numerose regioni, negli anni, hanno confortato il valore della nostra proposta chiedendoci aiuto per reperire professionisti stranieri, anche se a livello legislativo per l’obbligo di cittadinanza nulla è cambiato.

Negli ultimi 5 anni sono stati, infatti, richiesti all’Amsi circa 8.000 professionisti della sanità: in particolare, 4500 medici, 3000 infermieri e 500 fisioterapisti e professionisti della sanità.

La proposta fu inserita, come detto, nel manifesto “Buona Immigrazione” e nel manifesto Buona Sanità Internazionale, che fu sottoposto all’attenzione di tutte le forze politiche, indipendentemente dal colore e dall’appartenenza. 

Ci rendiamo conto, dice Aodi, guardando la proposta attuale del Referendum sulla Cittadinanza, con la richiesta a di abbassarla da 10 a 5 anni per i cittadini stranieri che già da tempo sono regolari nel nostro Paese, che abbiamo davvero precorso i tempi! E’ davanti agli occhi di tutti! Siamo davvero soddisfatti!

Praticamente la nostra proposta era quella di permettere ai professionisti della sanità, che già esercitano in Italia da cinque anni documentati, e dimostrano di conoscere bene la lingua italiana e la cultura sanitaria italiana, non solo come detto di partecipare ai concorsi senza l’obbligo della cittadinanza, ma nel loro caso anche di abbreviare la richiesta stessa della cittadinanza, portandola da 10 a 5 anni. Siamo stati tra i primi a suggerire tutto questo, ma purtroppo nessuna forza politica ci ha ascoltato e sostenuto!

Siamo ben felici che oggi, con questo Referendum, a cui non potevamo non aderire, qualcosa si stia muovendo, ma non possiamo non raccontare alla collettività che le nostre proposte sono rimaste tristemente inascoltate, raccogliendo indifferenza, oppure peggio ancora promesse che poi si sono rivelate vane e illusorie, continua Aodi.

Da una parte, quindi, dobbiamo menzionare il passato ricordando a noi stessi di come la politica abbia girato la faccia. Dall’altra, guardando al Referendum di oggi,  a cui abbiamo aderito, non possiamo che accoglierlo con quella soddisfazione di chi, come noi, già da anni promuoveva proposte non simili, ma addirittura identiche!

C’è da dire che l’indifferenza della politica verso un sano e costruttivo percorso di valorizzazione dell’immigrazione, non ha fatto altro che aumentare la sfiducia dei cittadini di origine straniera verso le nostre istituzioni, acuendo le distanze, fomentando le tensioni. 

Per questo oggi, con le associazioni da me guidate, non posso che rivolgere un appello globale per firmare il Referendum per la Cittadinanza.

E’ il momento, dice ancora Aodi, di mettere alla prova, una volta per tutte, la nostra politica, “attendendo al varco” tutti gli esponenti dei nostri partiti, di destra e sinistra, per capire fino in fondo quale contributo concreto offriranno, rimboccandosi le maniche, per cambiare le cose, sostenendo tra l’altro in pieno l’appello della giornalista, nostra esponente, Shukri Saeed, segretario generale dell’Associazione Migrare, di abolire la legge Bossi-Fini per le legittime ragioni sopra citate che sosteniamo da tempo.

E’ il momento, dice ancora Aodi, che tutti si assumano fino in fondo le proprie responsabilità per condurci ad una sana ed indispensabile evoluzione della situazione dell’immigrazione nel nostro Paese. Deve farlo la politica, a tutti i livelli, indipendentemente dal colore e dal movimento, dal simbolo di appartenenza, devono farlo i cittadini stessi, non cadendo in in discriminazioni e atteggiamenti sbagliati. Integrazione a 360 gradi significa impegno di tutti e di certo un Referendum da solo non basta a cambiare radicalmente le cose, serve una evoluzione epocale nelle azioni, nelle leggi, negli atteggiamenti, nelle menti delle persone».

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