La Fondazione OMRI celebra il 17 marzo con un percorso di riflessione sulla storia e sul significato dell’unità e dei simboli della Repubblica

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Concluso l’impegno della Fondazione Insigniti OMRI con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa per l’apertura del Master in Gestione e Controllo dell’Ambiente (GECA) e con la Scuola IMT Alti Studi Lucca in occasione della Giornata di apertura della Settimana del Cervello, il percorso  della Fondazione OMRI prosegue verso Bologna, Ravenna e Brindisi, dove condividerà con i Prefetti Enrico Ricci, Raffaele Ricciardi e Luigi Carnevale le celebrazioni della Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera.

Per introdurre queste celebrazioni, il Dott. Costantino del Riccio, Presidente del Comitato Consultivo della Fondazione OMRI per la Comunicazione Istituzionale, propone una riflessione sulla storia, le celebrazioni e il significato dell’Unità d’Italia, che pubblichiamo molto volentieri


AgenPress. Il 17 marzo 1861 segnò un momento fondamentale nella storia italiana, poiché Vittorio Emanuele II promulgò la legge che lo proclamava Re d’Italia, titolo che sarebbe stato esteso anche ai suoi successori. Da maggio dello stesso anno, la data divenne la Festa nazionale per l’Unità d’Italia, simbolo di una significativa affermazione della nazione nel mondo, rivendicando il diritto all’indipendenza e alla libertà.

Con la nascita del Regno d’Italia, si concluse un lungo percorso che aveva unito un Paese frammentato in sette Stati, grazie alle Prime Guerre d’Indipendenza e alla spedizione dei Mille. La decisione di mantenere il numerale “secondo” per il sovrano evidenziò la continuità della dinastia sabauda e la stabilità dell’assetto costituzionale, sancito dallo Statuto Albertino del 4 marzo 1848.

Dopo il 1861, l’obiettivo della piena unificazione nazionale fu perseguito con determinazione, culminando nella Terza Guerra d’Indipendenza nel 1866 e, successivamente, al termine del conflitto del 1915-1918. L’unificazione italiana rappresentò un’impresa storica straordinaria, caratterizzata da sfide significative che superarono le aspettative più audaci.

Il 17 marzo 1861, giorno simbolo dell’Unità d’Italia, venne celebrato in modo solenne ogni cinquant’anni a partire dal 1911, con commemorazioni nel 1961 e nel 2011. Queste celebrazioni, pur legate all’evento storico, presentarono sfumature diverse, riflettendo i cambiamenti sociali e culturali dell’Italia e l’evoluzione della sua identità collettiva. Nel 1911, l’anniversario fu festeggiato con i Savoia ancora sul trono, in un’Italia che continuava a definirsi attraverso i miti del Risorgimento.

Le celebrazioni si svolsero in un contesto politico complesso, caratterizzato dall’allargamento del suffragio e dalla guerra di Libia. Le manifestazioni tra il Vittoriano e il Pantheon riflettevano il fervore patriottico del momento e un crescente nazionalismo che permeava ogni aspetto della vita sociale. Le tre città che avevano ospitato le capitali del regno, Torino, Firenze e Roma, furono protagoniste di festeggiamenti solenni. Mostre sul Risorgimento, pubblicazioni e francobolli commemorativi segnarono l’importanza di questo anniversario.

La presenza degli ultimi reduci delle lotte risorgimentali, tra cui alcuni dei Mille di Garibaldi, aggiunse un tocco di autenticità all’evento. Tuttavia, con il passare del tempo, il significato del cinquantenario cominciò a svanire. Le ombre che avvolsero la figura del re, le sue scelte controverse e il tragico epilogo della monarchia ridimensionarono il valore simbolico della celebrazione.

Nel 1946, la nascita della Repubblica segnò una netta rottura con la dinastia sabauda, rendendo il 25 aprile, giorno della Liberazione, e il 2 giugno, l’anniversario della Repubblica, le date più significative. Nel giugno del 1958, il Consiglio dei Ministri approvò il programma delle celebrazioni del 1961, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. Il Comitato nazionale fu composto da trentanove membri tra parlamentari, rappresentanti del governo, sindaci delle principali città italiane e intellettuali.

Il contesto politico del 1961 mostrava un’Italia evoluta rispetto al 1911, con un sistema caratterizzato da grandi partiti nazionali che, ispirandosi ai valori del Risorgimento, avevano contribuito alla redazione della Costituzione repubblicana. La rinnovata consapevolezza di un’identità comune si rifletteva nelle celebrazioni organizzate in tutto il paese, dove l’unità nazionale era un progetto vivo. Il miracolo economico stava rapidamente riscrivendo la geografia sociale del Paese, portando l’Italia a livelli di sviluppo senza precedenti.

Torino, città simbolo della proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, fu il fulcro delle manifestazioni. Le tre rassegne principali: la “Mostra Storica dell’Unità d’Italia”, la “Mostra delle Regioni Italiane” e la “Mostra Internazionale del Lavoro”, offrirono un’immagine della nuova Italia, impegnata a costruire un futuro basato sui valori di unità e progresso. Il 10 maggio 1961, la Regina Elisabetta concluse la sua visita in Italia a Torino, affacciandosi da Palazzo Madama per salutare i torinesi, con Gianni Agnelli che fece gli onori di casa.

Il cinema giocò un ruolo importante nella rievocazione del Risorgimento. Roberto Rossellini, maestro del neorealismo, raccontò l’impresa dei Mille nel film “Viva l’Italia”, rinvigorendo l’interesse per la storia nazionale. Anche all’estero fu ricordato il centenario: a Washington, l’ambasciatore Manlio Brosio organizzò un evento con la partecipazione del Presidente John Kennedy.

Il 17 marzo 2011, l’Italia festeggiò il centocinquantesimo anniversario dell’Unità. Il Paese attraversava un momento difficile, segnato dalla crisi economica e dalle divisioni politiche. Le voci critiche non mancarono, inquadrando storicamente l’evento come una forzatura dell’autorità monarchica di Vittorio Emanuele II piuttosto che un’effettiva unificazione. Mentre il dibattito imperversava, il Presidente Emerito, Carlo Azeglio Ciampi, intervenne per sottolineare che le celebrazioni dovevano ispirarsi agli ideali del Risorgimento: libertà, giustizia e unità. Un richiamo forte al passato e un invito a unirsi per un futuro migliore.

Il 28 gennaio 2011, il Consiglio dei Ministri dichiarò il 17 marzo giorno festivo, prevedendo la chiusura di scuole e uffici, e pianificando una “notte tricolore” nelle città. La presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in Parlamento riunito in seduta comune e al Pantheon, dove riposava il primo Re d’Italia, rappresentò un momento solenne. Napolitano, nel suo intervento, richiamò alla memoria i sacrifici di chi aveva lottato per l’Unità.

Il programma per le celebrazioni includeva una sezione dedicata ai Luoghi della Memoria, un viaggio che collegò le diverse anime d’Italia. Da Roma a Torino, da Marsala a Genova, ogni tappa trasmetteva un messaggio di identità e unità, un tassello di un unico mosaico, valorizzando le peculiarità di tutte le Regioni. Quarto divenne il simbolico punto di partenza delle celebrazioni, in onore della promessa fatta a Giuseppe Garibaldi, che desiderava vedere i nomi dei suoi 1089 garibaldini incisi sullo scoglio.

Il clima politico del 2011, segnato da una crescente sfida secessionista rilanciata dalla Lega, contribuì a risvegliare un forte senso di orgoglio nazionale. I sondaggi rispecchiavano questo fenomeno, evidenziando come la percezione di una minacciata identità nazionale stimolasse la riscoperta del legame con la storia unitaria. In questo contesto, la figura di Giorgio Napolitano acquisì una popolarità crescente. Durante il suo ‘Viaggio in Italia’, nei luoghi della storia unitaria, il suo gradimento toccò l’80%.

Il centocinquantesimo anniversario non si limitò a una celebrazione temporanea. Nel novembre 2012, fu introdotta una legge che istituì la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”, da celebrare ogni anno il 17 marzo.

È importante non trascurare questa ricorrenza: se l’Italia è diventata una democrazia nel 1945, lo si deve anche al fatto che, dal 1861, esisteva come Stato unitario. Questo valore è indiscutibile, e la prospettiva dell’integrazione europea si è aperta proprio perché, nel dopoguerra, eravamo riconosciuti come nazione dagli altri Stati del continente. Il 17 marzo rappresenta un momento importante della storia italiana; se oggi siamo qui, lo dobbiamo anche a coloro che hanno lottato per il risultato sancito nel 1861 dal Parlamento di Torino, quando Roma era ancora sotto il papa Pio IX e Venezia un possedimento austriaco.

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