AgenPress – Il gip di Milano Alberto Carboni ha affermato che devono proseguire le indagini sugli insulti social nei confronti di Liliana Segre.
Il Gip ha inoltre ordinato alla Procura di identificare con nuovi accertamenti 86 account, accogliendo in sostanza l’istanza ad andare avanti con il procedimento avanzata dalla senatrice a vita, tramite l’avvocato Vincenzo Saponara. Lo stesso giudice ha ordinato l’iscrizione di nove persone che non erano state indagate e l’imputazione coatta per altre sette. La Procura aveva chiesto l’archiviazione per 17 posizioni mentre è stata archiviata la posizione di chef Rubio. L’accusa per tutti è di diffamazione, con l’aggravante dell’odio razziale.
Tutto si è scatenato dopo la sua partecipazione lo scorso 25 aprile alla commemorazione della festa della Liberazione a Pesaro, città dove trascorre le vacanze e dove conobbe il marito Alfredo Belli Paci, e la proiezione sabato sera su Rai 3 del documentario di Ruggero Gabbai “Liliana”.
Centinaia di post, insulti, commenti antisemiti hanno popolato la pagina della senatrice. “Nazista, l’Italia non ti vuole”, “Una mantenuta da chi lavora, una parassita” sono solo alcune delle offese comparse sui social.
Accusare “di nazismo una reduce dai campi di sterminio integra di per sé” la diffamazione ed è «uno sfregio alla verità oggettiva” e “la più infamante delle offese per la reputazione di chi ha speso la propria vita per testimoniare gli orrori del regime e per coltivare la memoria dell’olocausto”, prosegue il Gip nell’ordinanza con cui, respingendo in gran parte le richieste della Procura, ha ordinato di andare avanti con le indagini su 86 account per gli insulti a Liliana Segre, di indagare altre nove persone e di disporre l’imputazione coatta per sette. Il “web”, scrive il gip, non può essere una zona franca.
Riguardo a Rubio “le frasi riportate, per quanto aspre, rappresentano una manifestazione argomentata del pensiero dell’autore in ordine a un tema politicamente sensibile. I termini usati sono continenti e non si risolvono in espressioni offensive”. Pertanto il gip nella parte del suo provvedimento, sugli insulti social a Liliana Segre, con cui ha archiviato l’accusa di diffamazione aggravata dall’odio razziale per Chef Rubio per alcuni suoi post. La posizione di Gabriele Rubini, anche noto personaggio tv, è una delle dieci archiviate dal giudice.
A intervenire sulla vicenda è stato anche Luciano Belli Paci, figlio di Liliana Segre, che al Corriere della Sera ha riferito quanto segue: “Ormai è una costante, quando si parla di Segre questi ‘signori’ si danno appuntamento”.
Quindi: “Come sempre, valuteremo con il nostro avvocato i commenti. Faremo una analisi e quereleremo gli autori dei messaggi peggiori”.
Per Liliana Segre non è la prima volta: in precedenza anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha preso una posizione netta per respingere l’odio contro la senatrice. Lo ricorda il figlio al Corriere: “La Procura di Milano ha chiuso le indagini su 12 persone accusate di minacce e diffamazione aggravate da motivi di odio razziale“.