AgenPress. Giornata storica al Ministero della Giustizia, dove è stata sottoscritta l’ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Integrativo – stralcio relativo al nuovo ordinamento professionale del personale non dirigenziale. Contestualmente è stato firmato anche un Protocollo d’Intesa, che rafforza l’accordo e impegna le Parti ad aprire una nuova stagione di riforme e tutele.
Un risultato atteso da anni, che riconosce ai lavoratori benefici immediati e pone le basi per la modernizzazione dell’Amministrazione, con una classificazione più chiara delle famiglie professionali, la valorizzazione delle competenze specifiche nei diversi dipartimenti e l’avvio di percorsi di crescita coerenti con il CCNL Funzioni Centrali. Il Protocollo d’Intesa impegna inoltre Ministero e sindacati ad attuare finalmente l’Accordo del 2017, a rivedere le dotazioni organiche, a programmare stabilizzazioni e nuove assunzioni, nonché a definire entro il 2025 scadenze certe per FRD e CCNI.
Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha voluto essere presente alla firma, definendo questo passaggio “la fine dell’inizio”: «Dopo anni di immobilismo – ha dichiarato – ci muoviamo finalmente nella giusta direzione. L’accordo non è perfetto, ma rappresenta un segnale positivo che intendiamo consolidare. Conosco bene l’essenzialità del lavoro amministrativo: senza cancellieri, ufficiali giudiziari e personale tecnico, la giustizia non funziona. È tempo di colmare disparità retributive e di assicurare stabilità al personale a tempo determinato, valorizzando professionalità che in altri Paesi hanno già il giusto riconoscimento».
La voce di Confintesa FP
Determinante la posizione di Claudia Ratti, Segretario Generale di Confintesa Funzione Pubblica, che ha sottolineato come la firma rappresenti «la migliore soluzione possibile fino a questo momento, dopo anni di bozze inadeguate e scontri durissimi».
Ratti ha però ribadito che restano due nodi irrisolti: «Il primo riguarda i cancellieri esperti, professionalità altissime che la precedente amministrazione ha relegato in seconda area, svilendo competenze di fatto paragonabili a quelle richieste ai magistrati. Il secondo riguarda i lavoratori precari: dal 1996 non ho mai visto personale a tempo determinato lasciato a casa. Non dobbiamo creare un precedente pericoloso. Parliamo di 10-12 mila persone indispensabili per il funzionamento della giustizia: chi non sarà stabilizzato subito deve comunque avere garanzie di proroga».
Per Confintesa FP, la firma segna dunque un nuovo inizio ma non la fine della battaglia: «Abbiamo ottenuto un passo avanti importante, ma continueremo a lottare – conclude Ratti – perché non stiamo parlando di manodopera generica, bensì di professionisti che ogni giorno tengono in piedi la giustizia. A loro devono essere riconosciuti rispetto, stabilità e dignità».
