Leone XIV e Mattarella: dal Quirinale un segno di dialogo tra Chiesa e Repubblica

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Una riflessione sul significato dell’incontro tra il nuovo Pontefice e il Capo dello Stato, firmata da Costantino Del Riccio, per trent’anni all’Ufficio stampa del Quirinale e oggi Presidente del Comitato Consultivo per la Comunicazione Istituzionale della Fondazione Insigniti OMRI. Un contributo che interpreta, nel solco della memoria repubblicana, il valore civile e simbolico del dialogo tra spiritualità e Istituzioni. Nel segno della continuità, della laicità e della responsabilità condivisa verso il bene comune.


AgenPress. Dopo la scomparsa di Papa Francesco lo scorso aprile e la successiva elezione di Leone XIV, la Chiesa cattolica ha voltato pagina, riaffermando il proprio ruolo nel mondo contemporaneo. Il prossimo 14 ottobre, Papa Leone XIV salirà al Quirinale per incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Lo scorso 6 giugno era stato quest’ultimo a recarsi in Vaticano in visita ufficiale.

Non si tratterà di un gesto meramente formale, ma di un incontro che rinnova il dialogo tra la Sede di Pietro e le istituzioni civili italiane. Un appuntamento che unisce il rispetto della tradizione alla consapevolezza di un presente in continuo cambiamento, nel quale Chiesa e Stato si riconoscono come interlocutori nella ricerca del bene comune.

L’elezione di Leone XIV ha suscitato sorpresa nel mondo cattolico, ribaltando pronostici e aspettative, come spesso accade nella storia dei conclavi. La sua provenienza nordamericana rappresenta una novità assoluta: è infatti il primo Papa originario degli Stati Uniti. Tuttavia, sarebbe riduttivo definirlo soltanto in base alla sua nazionalità. La sua formazione e la lunga esperienza internazionale maturata nell’Ordine agostiniano e nella missione in Perù delineano la figura di un uomo di Chiesa universale.

Laureato in matematica e filosofia, Robert Francis Prevost ha dedicato molti anni all’insegnamento e alla formazione dei giovani. La sua piena padronanza di diverse lingue gli permetterà di muoversi con facilità nei diversi contesti ecclesiali e diplomatici. Leone XIV porta con sé una solida preparazione teologica, unita a una sensibilità pastorale maturata accanto a comunità segnate da fragilità. Aperto e vicino agli ultimi, ai migranti e ai poveri, rimane saldo nei principi che riguardano la vita, la dignità della persona e la famiglia.

La sua figura si propone così come un simbolo di equilibrio tra fedeltà alla dottrina e volontà di rinnovamento evangelico. Anche la scelta del nome è significativa: richiama Leone XIII, autore nel 1891 della celebre enciclica Rerum Novarum, atto fondativo della Dottrina Sociale della Chiesa. Come allora, anche oggi la Chiesa si propone di essere voce di giustizia e di dialogo in un mondo attraversato da profonde disuguaglianze.

La visita al Quirinale assume dunque un valore fortemente simbolico. Quelle sale furono un tempo dimora dei papi, poi dei re e oggi dei presidenti: un luogo unico, dove storia, fede e politica si intrecciano. Ogni incontro tra Pontefice e Capo dello Stato aggiunge un tassello alla lunga storia dei rapporti tra la Chiesa cattolica e la Repubblica italiana.

La memoria recente ne offre molti esempi. Nel 2017 Papa Francesco fu accolto da Sergio Mattarella con parole che definivano il Quirinale “crocevia di fede e istituzioni”. Pochi anni prima, Francesco aveva incontrato Giorgio Napolitano, con cui nacque un’amicizia sincera, testimoniata dal cordoglio espresso dal Papa in occasione della morte del Presidente emerito.

Benedetto XVI, nel 2005, fu ricevuto da Carlo Azeglio Ciampi: un incontro inizialmente previsto per Giovanni Paolo II, scomparso poco prima. E proprio Benedetto instaurò con Giorgio Napolitano un dialogo sobrio ma intenso, culminato nel 2008, festa di San Francesco, in una profonda sintonia sui temi della dignità umana e dell’identità europea.

Gli anni di Giovanni Paolo II restano indelebili nella memoria collettiva: dal primo incontro con Sandro Pertini nel 1984 ai colloqui con Cossiga e Scalfaro, il Papa polacco sottolineò l’importanza di un legame costante con le istituzioni civili.

Prima di lui, Paolo VI aveva già aperto la strada con le visite ad Antonio Segni e Giuseppe Saragat negli anni Sessanta, in una Repubblica che si affacciava alla modernità postconciliare. Giovanni XXIII, nel 1963, fu invece il primo pontefice a recarsi al Quirinale in epoca repubblicana, in occasione della consegna del Premio Balzan per la pace: fu la sua ultima apparizione pubblica.

La memoria si spinge infine fino a Pio XII, che nel dicembre 1939 incontrò Vittorio Emanuele III mentre l’Europa precipitava nella guerra. Quell’incontro, pur in un contesto drammatico, segnò la ripresa di un dialogo interrotto da settant’anni.

Per comprendere appieno il valore di questi gesti, occorre ricordare che il Quirinale fu residenza dei pontefici fino al 1870. Nella Cappella Paolina si svolsero quattro conclavi nell’Ottocento, e Pio IX fu l’ultimo a viverci prima della fine del potere temporale. Con l’unità d’Italia, il palazzo divenne residenza reale e, dal 1946, sede della Presidenza della Repubblica.

Oggi i Pontefici vi entrano non più come sovrani, ma come pastori. Portano la voce del Vangelo nel dialogo con la comunità civile, testimoniando che la spiritualità e la laicità non sono mondi separati, ma realtà chiamate a collaborare nel rispetto reciproco.

Recandosi al Quirinale, Leone XIV si inserisce in questa tradizione. Egli riafferma che, pur restando fedele alla propria identità, riconosce nello Stato repubblicano un interlocutore privilegiato per la promozione del bene comune.

La visita offrirà anche l’occasione per riflettere sulla dimensione geopolitica della Chiesa contemporanea: un’istituzione che si propone non solo come guida spirituale, ma anche come soggetto diplomatico in un mondo segnato da conflitti, povertà e nuove sfide globali.

Ogni incontro costituisce un ulteriore passo avanti nel cammino di riconciliazione avviato con i Patti Lateranensi del 1929 e consolidato nell’attuale clima di collaborazione.

Nelle sale del Quirinale, un tempo simbolo del potere temporale, oggi si incontrano due Istituzioni che, pur diverse per natura, condividono la stessa vocazione: servire l’uomo, custodire la pace, promuovere la dignità della persona.

Così la storia continua, fedele a sé stessa ma sempre capace di rinnovarsi.

Questa riflessione si inserisce nel percorso culturale e civile promosso dalla Fondazione Insigniti OMRI, che riconosce nell’incontro tra le Istituzioni e le grandi tradizioni spirituali del Paese una risorsa preziosa per la coesione sociale e per la costruzione del bene comune. Il dialogo tra la Chiesa e la Repubblica, nel rispetto delle reciproche autonomie, rappresenta un esempio concreto di come valori condivisi — come la dignità della persona, la pace, la solidarietà e la giustizia — possano essere tradotti in gesti, parole e responsabilità. La Fondazione, attraverso il proprio Comitato Consultivo per la Comunicazione Istituzionale, intende valorizzare questi passaggi come parte viva della memoria repubblicana e del patrimonio etico che accomuna tutti i cittadini insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

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