“Una società non può progredire se tra i suoi componenti ci sono comportamenti di questo tipo, si dedicano energie negative a questo anziché remare tutti in un’unica direzione, quella del progresso e del benessere per tutti – ha proseguito Giannelli – Il ministro ha fatto bene nel chiedere che vengano accertate le responsabilità e puniti i colpevoli. All’azione repressiva che ovviamente condivido appieno ed è doverosa, deve essere però affiancata un’azione rieducativa per prevenire. La scuola è più il luogo della prevenzione che della punizione. Servono le due operazioni insieme altrimenti temo che i risultati possano non essere ottimali”.
“L’educazione sessuale-affettiva all’interno delle scuole è uno strumento che può essere utile anche di fronte a certe circostanze, ma il problema è che la nostra scuola ad oggi è sovraccaricata di compiti che prima spettavano alle famiglie. Ora la famiglia è molto meno presente, perciò penso che per trattare questi argomenti così delicati serva l’aiuto di un esperto – ha concluso Giannelli – C’è però un problema tecnico: un’ora a settimana di qualunque argomento è poca, se è così importante serve dedicare più tempo a queste competenze trasversali. Bisogna decidere se la scuola deve entrare più decisamente su queste materie e dire la sua, altrimenti l’impressione è che si parli solo per dire che è stato fatto in modo che la scuola possa occuparsene, ma in realtà la scuola non riesce poi a farlo”.
