Carceri: Carfagna, sia Tribunale Sorveglianza Roma a decidere su domiciliari

Agenpress. “Era possibile evitare che i boss mafiosi tornassero a casa approfittando dell’emergenza sanitaria ed è indispensabile che una cosa del genere non accada mai più. Il ministro Bonafede ancora non riesce a uscire dal ginepraio da lui stesso creato. Per questo, ci siamo assunti la responsabilità di presentare una proposta di legge, di cui chiediamo la calendarizzazione immediata, che eviterà di ripetere gli errori di questi giorni.

Chiediamo infatti che d’ora in avanti sia esclusivamente il Tribunale di sorveglianza di Roma, dopo aver acquisito il parere del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, a decidere sull’applicazione e la proroga degli arresti domiciliari, oltre che sul rinvio facoltativo dell’esecuzione della pena per chi ha commesso determinati reati particolarmente gravi”.

Lo afferma in una nota Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.

“Ci riferiamo naturalmente – chiarisce la parlamentare forzista – all’associazione di tipo mafioso e allo scambio elettorale politico-mafioso, ma anche al terrorismo, all’associazione finalizzata al traffico di droghe, al traffico illecito di rifiuti, al sequestro di persona, alla riduzione in schiavitù e alla tratta di esseri umani, al trasporto di immigrati clandestini, al contrabbando e alla contraffazione. Il Tribunale di sorveglianza di Roma è l’unico ad avere a disposizione tutte le informazioni necessarie a valutare la ʻstoria’ dei singoli detenuti e quindi a poter valutare se in quel caso specifico la detenzione domiciliare possa essere opportuna o meno”.

“Non si tratta di voler insistere sul carattere punitivo della permanenza in carcere, né di sottovalutare l’emergenza sanitaria”, spiega la presidente di ʻVoce libera’. “Ma soprattutto per chi si trova in regime di 41-bis, la necessità di impedire i contatti con il territorio è fondamentale, a maggior ragione in una fase in cui la criminalità organizzata ha già iniziato a far sentire la propria pressione su famiglie e imprese in difficoltà. Si tratta di una bomba sociale pronta a esplodere ed è un dovere dello Stato impedirlo, con provvedimenti di natura socio-economica, ma anche garantendo la sicurezza e il contrasto alla criminalità”, conclude Carfagna.

 

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