Cina. Morto un altro medico anti-Covid: lavorava con Li Wenliang, il medico eroe

Agenpress – Hu Weifeng, uno dei primi medici impegnati nella lotta contro il nuovo coronavirus a Wuhan e collaboratore dell’oculista eroe Li Wenliang, è morto per le conseguenze dell’infezione da Covid-19. Lo hanno riferito i media cinesi. Hu, urologo, era diventato noto anche per lo strano caso del cambio di colore della pelle, diventata nera tra farmaci e fegato danneggiato.

Hu Weifeng e il cardiologo Yi Fan, entrambi 42enni, lavoravano nello stesso ospedale di Li Wenliang, l’oculista 34enne che per primo provò a denunciare l’epidemia in corso, dopo aver notato un anomalo picco di polmoniti e problemi respiratori tra i pazienti. Sospettando la diffusione di un virus simile a quello dell’epidemia di Sars del 2002, il medico aveva provato ad allertare i colleghi ma era stato censurato e arrestato dalle autorità cinesi.

Hu è il sesto medico del Wuhan Central Hospital a morire a causa degli effetti del virus. E’ stato uno dei dottori in prima linea dall’inizio contro “la misteriosa polmonite”. Dopo quattro mesi di trattamenti, Hu non è riuscito a sopravvivere.

Hu Weifeng e Yi Fan, si era ammalato durante il picco dell’epidemia nella città cinese da cui si è originato il contagio. I due, costretti al ricovero in terapia intensiva, erano stati sottoposti a fortissime terapie antivirali, che unite ad un’anomalia latente del funzionamento del fegato, avevano causato l’alterazione della pigmentazione della pelle.

Yi Fan, dopo un mese e mezzo di terapia intensiva, si era ripreso ed era progressivamente guarito. Hu Weifeng, invece, dopo due mesi di ricovero sembrava in via di guarigione, ma ha subito una nuova ricaduta: dimesso dalla terapia intensiva a metà aprile, dopo appena una settimana era stato vittima di un’emorragia cerebrale che lo ha portato fino alla morte, avvenuta la scorsa settimana.

 

 

 

Altri medici “informatori” dell’ospedale di Wuhan, incluso il direttore dell’unità d’emergenza Ai Fen, furono puniti dalla polizia per aver creato allarme con i loro messaggi sui social media.

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