Diverse le ipotesi di reati formulate nella denuncia tra le quali il delitto di epidemia, attentato alla sicurezza dei trasporti, manovre speculative su merci.
Nelle 24 pagine di denuncia sono stati rappresentati i risultati di diverse inchieste giornalistiche indipendenti, “le cui conclusioni consentono ragionevolmente di ritenere che già nei mesi di novembre e dicembre diverse autorità cinesi avessero la disponibilità di sensibili dati clinici ed epidemiologici, relativi alla natura del virus, al grado e modalità di trasmissione, alla aggressività dell’agente patogeno”.
“A fronte delle rassicurazioni pubbliche circa il contenimento dell’epidemia, durante l’ultima settimana di gennaio, la Cina ha importato ben 56 milioni di respiratori.Il 30 gennaio, in un solo giorno, risulta registrato che la Cina abbia effettuato un import di 20 milioni di mascherine”.
“È ragionevole ritenere che ove gli enti indicati avessero posto in essere una corretta e tempestiva informazione e gli enti governativi cinesi si fossero astenuti dalle richiamate condotte distorsive del mercato internazionale dei Dpi, la lesione degli interessi dell’economia pubblica, dell’industria e del commercio italiano si sarebbero verificati in misura sensibilmente ridotta”.