Coronavirus. Caritas, conseguenze ancor piĆ¹ pericolose e mortali. A rischio paesi poveri

Agenpress – “Le conseguenze della pandemia stanno dando prova di poter essere ancor piĆ¹ pericolose e mortali dell’impatto del virus stesso, specialmente per le comunitĆ  maggiormente vulnerabili che vivono nei Paesi piĆ¹ poveri. Se non agiamo immediatamente, le conseguenze del coronavirus uccideranno piĆ¹ persone della pandemia stessa”.

A dirlo ĆØ laĀ  Caritas Internationalis, “fortemente preoccupata per la grave crisi umanitaria che sta facendo seguito alla diffusione della pandemia ed esorta la comunitĆ  internazionale ad intraprendere azioni coraggiose e immediate”.

Oltre alla preoccupazione per la diffusione del virus, ora occorre pensare alle conseguenze considerato che “secondo le proiezioni del World Food Programme, in tutto il mondo il numero di persone sull’orlo della fame ĆØ destinato a raddoppiare a causa delle conseguenze economiche legate alla pandemia e potrebbe raggiungere quota 230 milioni di persone”.

Tra i continenti preoccupa soprattutto l’Africa: “ĆØ il continente maggiormente colpito, a causa della mancanza di cibo, come conseguenza diretta del lockdown posto in essere in diversi Paesi, nonchĆ© di una varietĆ  di disastri naturali quali inondazioni, siccitĆ , invasione di locuste, raccolti scarsi. Molti Paesi del Medio Oriente, dell’America Latina e dell’Asia – prosegue Caritas Internationalis – sono giĆ  sull’orlo di una grave crisi alimentare che sta comportando un importante aumento della malnutrizione infantile e del numero di adulti che soffrono la fame”

C’ĆØ poi il problema dei migranti, degli sfollati interni, dei rifugiati e dei rimpatriati. “I migranti irregolari sono un’altra comunitĆ  particolarmente esposta, perchĆ© non rientra in nessuna delle categorie che possono ottenere aiuti”.

“Siamo consapevoli di essere davanti a un’emergenza atipica in cui i Paesi che normalmente sono tra i maggiori donatori sono i piĆ¹ colpiti dal virus. Ma dobbiamo essere coscienti che l’utilizzo degli aiuti internazionali per rispondere ai bisogni nazionali non rappresenta la giusta soluzione”, dice Il segretario generale Aloysius John.

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