Feltri e il Sud: Sen. Domenico Scilipoti Isgrò, il risveglio del grande “lago Tiberiade”

Le posizioni del Nord e del Sud convergeranno e potremo parlare la stessa lingua, anche dal punto di vista economico.Con buona pace di Vittorio Feltri e delle sue velleità asburgiche o austro- ungariche


Agenpress. Ci siamo messi alle spalle le polemiche con il giornalista Vittorio Feltri. In spirito costruttivo è sempre meglio guardare avanti e trarre dal male, come questo, il bene. Che cosa ci deve insegnare l’episodio? Che il Sud ed in particolare il bacino del basso Mediterraneo, deve finire di piangersi addosso e pensare in grande, forte del suo bagaglio storico, culturale, politico e religioso.

Non è un caso che le tre religioni monoteiste siano nate qui, che questo mare, nelle sue sponde abbia visto il fiorire di millenarie civilizzazioni, traffici, scambi culturali. Il grande politico fiorentino Giorgio La Pira definiva questo mare il grande “Lago di Tiberiade” e sognava un risveglio. Dobbiamo avere la giusta dose di orgoglio e di amor proprio, sapendo lealmente riconoscere gli errori, perché ne abbiamo commessi. Però, da questi sbagli bisogna trarre la lucidità per guardare avanti. La geo politica dice con chiarezza che il futuro, con tutta probabilità, si giocherà sullo scacchiere del sud Mediterraneo e che sarà necessario implementare le relazioni con i Paesi del nord del Mediterraneo. E’ un’occasione storica che ci deve far trovare pronti.

Di tanto si è discusso a Bari dal 19 al 23 Febbraio scorsi in un eccellente convegno della Cei dal titolo: “Mediterraneo, frontiera di pace”. In quell’assise i vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo hanno messo in luce questa urgenza: rilanciare nel Mediterraneo il dialogo tra i popoli e tra le culture e le religioni. Un Mediterraneo in pace e prospero avrà inevitabilmente ripercussioni positive per tutti noi. Però se non si va al nocciolo del problema …!

Con la politica delle reti TEN-T “Linee guida per lo sviluppo delle reti Transeuropee”, l’UE aveva riconosciuto il carattere strategico dell’Italia nell’area euro-mediterranea. I <Progetti Prioritari> PP6 (Lione-Torino-Budapest), PP24 (Genova-Rotterdam), PP21 Autostrade del Mare, ma soprattutto il Progetto Prioritario PP1 (Berlino-Palermo) valorizzavano la vocazione mediterranea del nostro paese.

Dal successivo scenario della Commissione Europea (29 Giugno 2011) emerge la chiara intenzione di razionalizzare le reti TEN-T di interesse comunitario: di fatto, però, il nuovo metodo concentra le risorse su 10 Corridoi Europei del core network (al posto dei 30 Progetti Prioritari previsti nel 2004), localizzati nelle regioni a più alto reddito e a forte domanda di mobilità. Alla faccia della solidarietà e della sussidiarietà dei padri fondatori della <nuova Europa>, questa configurazione di rete penalizza intere regioni dell’area propriamente mediterranea del Paese quali la Sicilia, la Calabria, la Basilicata e la stessa Campania (per metà del suo orizzonte operativo di collegamento e traffici).

Lo scenario per le TEN-T, disegnato dalla Commissione accentua il divario economico fra i Paesi del Centro-Nord Europa ed i Paesi Mediterranei, dove le Aree più a sud sono abbandonate al loro destino, concentrando il core network nell’area più forte del Centro Europa.

Il dato patognomonico viene dal raddoppio del Canale di Suez, secondo cui nei prossimi anni il flusso marittimo addirittura raddoppierà, mentre il Sud Italia ne resterà escluso, non disponendo dei sistemi per catturarlo. Peraltro, il Canale di Suez non è solo una infrastruttura, ma si presta alla ubicazione di hub manifatturieri e raffinerie.  La decisione di impedire il collegamento stabile non solo autostradale, ma soprattutto ferroviario fra le sponde dello Stretto di Messina ha privato il meridione dei sistemi di Logistica Integrata (porto, ferrovia, auto, aereo) e quindi dei porti <gateway>, unici agganci validi al flusso globale dei teu container, più ricco del petrolio.

Pertanto, la Sicilia, la Calabria e la Basilicata rischiano di essere completamente isolate rispetto alla Campania e alla Puglia, esse stesse sotto livellate rispetto al resto d’Italia, però già sede dei cantieri per la realizzazione del Corridoio TEN-T 5. Il che significa coesione funzionale con l’UE e con il Fareast. Questo resta il sogno delle estreme regioni meridionali, già citate, esposte a danni incommensurabili senza la coesione territoriale nello Stretto. Secondo Pietro Agen, vicepresidente nazionale e presidente di Confcommercio Sicilia, le aziende locali sono in condizioni di assoluto svantaggio. Paghiamo l’energia il 40% in più rispetto al resto d’Italia e i prestiti bancari il 2% in più. Non abbiamo rete autostradale e ferroviaria, mentre il sistema aereo pratica tariffe non competitive. L’investimento va fatto prima di tutto nelle infrastrutture, per cui dovrebbe esser chiaro che se non parte il Sud non parte l’Italia.

L’attuale disputa sulla ripartizione dei profughi tra i paesi dissociati della UE è un falso problema, ipocrita, tutto al più utilitaristico, una terapia sintomatica perdente – appunto – che in Medicina si è costretti adottare quando non si può andare alla causa del male: nel nostro caso, quando non si incide con sapienza e tempestività alla incombente intrusione di milioni di persone da un continente all’altro. Da qui occorre ripartire per spostare sempre più a Sud la frontiera di pace e di lavoro dell’UE, e progressivamente verso l’Africa senza pensare di alterarne i confini.

Ecco perché bisogna insistere, seguendo questa rotta: le posizioni del Nord e del Sud convergeranno e potremo parlare la stessa lingua, anche dal punto di vista economico. Con buona pace di Vittorio Feltri e delle sue velleità asburgiche o austro- ungariche.

Senatore Domenico Scilipoti Isgrò.

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