AgenPress – Quella di Tosca, purtroppo, non è una storia isolata. Lei, una giovane femmina di segugio, era stata portata da una squadra di cacciatori ad “allenarsi” in campagna in provincia di Vicenza. Allontanatasi dai campi è stata investita da una macchina e non è stata soccorsa. Ma c’è di più, il suo proprietario invece di portarla da un veterinario e farla curare, cosa che sarebbe costato tempo e denaro, le ha puntato il fucile contro e l’ha uccisa.
La segnalazione è arrivata all’Enpa di Vicenza da una persona che conosce il cacciatore; sono state subito attivate le Guardie Zoofile dell’Enpa di Vicenza. “Una volta sul posto – ha affermato Renzo Rizzi, ispettore del nucleo guardie zoofile dell’Enpa di Vicenza – alle nostre domande l’uomo ha risposto confessando il reato: Tosca l’ha uccisa alle cinque del mattino, sparandogli un colpo alla testa”. L’Enpa ha inoltrato una segnalazione alla Procura di Vicenza per il reato di uccisione di animali, che prevede la reclusione da quattro mesi a due anni, e ha informato le Forze dell’ordine per le loro competenze.
I dati che emergono dalle indagini delle Guardie Zoofile di Vicenza sono davvero allarmanti e inquietanti: si stima che il 30-40% dei cuccioli presi dai cacciatori, soprattutto per la caccia ai mammiferi, vengano uccisi perché non idonei all’attività venatoria. Una fine che tocca anche a molti segugi anziani, ormai non più utili ai cacciatori. “Il fenomeno dell’abbattimento dei segugi usati per la caccia è a livelli altissimi – spiega Renzo Rizzi – i nostri dati segnalano che questi soggetti ne eliminano a fucilate ben oltre il 30%, spesso perché oramai vecchietti e non più in grado di fare il loro dovere a caccia. Questa sfortunata specie utilizzata quasi esclusivamente per questa attività ludica, subisce i peggiori maltrattamenti: richiusi in minuscoli recinti da dove non escono per 10 mesi l’anno, spesso portati lontano dal proprietario perché ingombranti, eccetto che per i due mesi di caccia dove finalmente potranno fare quelle quattro corse disperate.
Ma il tributo più grave – continua Rizzi – lo danno i giovani segugi, nessun cacciatore mette mai il microchip al cane se non l’ha provato almeno per tre quattro mesi, se non è buono per la caccia molto spesso gli viene somministrata una razione di piombo e si ricomincia. A supporto di questo abbiamo uno schedario nutrito che dimostra il ricambio continuo di questi animali, uno per tutti accaduto a Lusiana, nel mese di luglio del 2019 a un cacciatore che deteneva 15 segugi ne sono morti sette. Nell’ambiente della caccia questa terribile mattanza ha anche un nome e la chiamano “cambio di batteria”. Spiace constatare che buona parte dei dottori/veterinari, che ricordo hanno prestato giuramento, sia a perfetta conoscenza di questa situazione, ma si comportano come la cosa non li riguardasse, non intervenendo con segnalazioni sulle gravi anomalie riscontrate, permettendo di fatto il perpetrarsi di reati e questa inaudita scia di morte.”