Onofrio Rota (FAI CISL): “La regolarizzazione non รจ un condono”

Il segretario generale della Fai CISL, Onofrio Rota, interviene sulla questione regolarizzazione: “Fake news e battaglie ideologiche complicano la sfida dell’inclusione”


Agenpressย โ€œรˆ certamente condivisibile laย necessitร  di venire incontro a quanti, privati di dignitร , avvertono in modo piรน acuto le conseguenze di unโ€™integrazione non realizzata, venendoย ora maggiormente esposti ai pericoli della pandemia. รˆ dunque auspicabile che le loro situazioni escano dal sommerso e vengano regolarizzate, affinchรฉ siano riconosciuti ad ogni lavoratore diritti e doveri, sia contrastata lโ€™illegalitร  e siano prevenute la piaga del caporalato e lโ€™insorgere di conflitti tra persone disagiateโ€. Bastano queste poche parole, inviateci dalla Santa Sede a nome diย Papa Francescoย in risposta aย un nostro appello, a farci mettere a fuoco diversi motivi per cuiย una regolarizzazione dei lavoratori di origine straniera sia quanto mai giustificata.

รˆ unย dibattito, questo, che siamo orgogliosi di averย aperto da ben prima della pandemiaย e da molto primaย che venisse affrontato, con carattere emergenziale, in Italia e in diversi Paesi europei per far fronte a una strutturale mancanza di manodopera stagionale dopo ilย lockdown planetario. Solo che, davanti a quello che da diversi ghetti del Sud avevamo denunciato come un degrado inaccettabile, piรน di qualcuno โ€“ cittadini comuni, politici, colleghi, lavoratori โ€“ continuava a risponderci: โ€œRegolarizzazione?ย Sarebbe sacrosanta, ma la gente forse non capirebbeโ€. Giร , la โ€œgenteโ€. Quella stessa gente che ha continuato a trovare iย prodotti della nostra agricolturaย anche in piena emergenza sanitaria, grazie anche al lavoro dei tanti invisibili che vivono nei ghetti e vengono impiegati senza contratto. Quella stessaย gente che oggi viene bombardata da messaggi contraddittori,ย quando non daย vere e proprie fake news, provenienti da ogni dove. In tv si alternano esperti di lavoro agricolo, anche se non hanno mai messo piede in unโ€™azienda agricola nรฉ tanto meno in una baraccopoli di braccianti, a ricordarci che lโ€™integrazione sarebbe una battaglia โ€œdi sinistraโ€ e la legalitร  un principio โ€œdi destraโ€, che laย regolarizzazione sarebbe un โ€œincentivo allโ€™illegalitร ย e aย nuove invasioni di immigratiโ€, una scelta โ€œinutile per rispondere alla mancanza di manodoperaโ€, una โ€œspecie di condonoโ€,ย una misura che puรฒ essere evitata perchรฉ tanto โ€œbasta usare i voucherโ€. Eppure quella che chiamiamo โ€œgenteโ€, a ben vedere siamo tutti noi, e meriteremmo un linguaggio di veritร , non una battaglia disumana che strumentalizza gli ultimi.

Lo sappiamo cheย fake news e battaglie ideologiche complicano la sfida dellโ€™inclusione, alimentano lโ€™odio sociale, non offrono soluzioni di alcun tipo. Lโ€™impressione รจ che, sulla pelle dei lavoratori, italiani e non,ย lโ€™Italia stia dimostrando di essere ancora una volta in perenne campagna elettorale. Uno scenario indegno, specialmente se pensiamo alle sfide dellโ€™emergenza sanitaria e di una fase 2 piena di insidie e incertezze per tutti.

Se imparassimo dal passato,ย potremmo agire in modo equilibratoย e capire tanti aspetti della regolarizzazione. A cominciare dal fatto cheย non รจ un incentivo alla illegalitร , ma lโ€™esatto contrario. Uno Stato che si consideri tale, infatti, non puรฒ accettare che nel proprio territorio vivano persone sconosciute, prive di alcun diritto, anche quelli fondamentali, fingendo di non vederle accalcate sui pulmini o nelle fermate dei bus per recarsi nei campi.ย Ogni giorno, con turni massacranti, ricattati da aguzziniย che trattengono dalla loro misera paga lโ€™affitto di alloggi fatiscenti e i soldi di una bottiglia dโ€™acqua.ย Tutto rigorosamente in nero.

Secondo punto,ย una regolarizzazione non รจ come un condono. Tanti lavoratori stranieri sono divenuti irregolari dopo i decreti sicurezza. Mentre con i condoni prima si compie un reato e poi si cerca di sanarlo dietro pagamento, mettendo sullo stesso piano chi rispetta le leggi e chi no,ย nella regolarizzazione accade il contrario: lo Stato si preoccupa di conoscere, censire, proteggere, chi รจ divenuto invisibile. E facendolo,ย non copre la furbiziaย di uno, ma tutela la sicurezza, in questo momento anche sanitaria, di tutta la collettivitร .

Leggiamo poi sui social provocatori che chiedono โ€œquanto costa agli italiani la regolarizzazioneโ€. Eppureย costa molto di piรน tenere le persone nel limbo dellโ€™illegalitร , lasciare che siano arruolate nellโ€™economia sommersa, magariย dai caporali, per implementare la concorrenza sleale e il fatturato delle agromafie. Mentre regolarizzare comporta, da sempre, un gettito per le casse dello Stato. Secondo la Fondazione Leone Moressa, 300 mila regolarizzazioni porterebbero in questo momento nelle casse dello Stato 1,2 miliardi di euro, tra contributi previdenziali e Irpef.

Inoltre, a chi perde tempo a etichettare se certe misure siano di destra o di sinistra, occorre ricordare cheย la regolarizzazione piรน grande risale al 2002ย e fu eseguita da un governo di centro destra.ย Coinvolse piรน di 630 mila persone. Altre sanatorie sono state fatte da governi di tutti i colori, nel 2006, nel 2009, nel 2012. Dal 1986 al 2012, ha calcolato lโ€™OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, basandosi sui dati Istat e del Ministero dellโ€™Interno, sono state regolarizzate un milione e 600 mila persone. Persone che, nella stragrande maggioranza dei casi, dopo essere entrate nei circuiti della legalitร  e dellโ€™economia nazionale, ci sono rimaste.

Come รจ spesso accaduto, anche oggiย la regolarizzazione non riguarderebbe solo chi puรฒ avere un contratto in agricoltura, ma anche tante lavoratrici e tanti lavoratori che operano come colf, badanti, baby sitter. Persone alle quali si affidano i propri figli, i propri genitori anziani, la propria casa. Maย alle quali evidentemente si fa fatica a riconoscere un diritto fondamentale: quello allโ€™identitร . Non รจ paradossale?

Al di lร  delle ipocrisie e delle strumentalizzazioni, dunque, il tema andrebbe affrontato in maniera serena. Per unire, non per dividere. Da parte nostra, abbiamo avanzato diverse osservazioni alle Ministre Catalfo e Bellanova. Vorremmo si trattasse diย unโ€™operazione non limitata a rinviare soltanto le problematiche attuali. Per questo crediamo ci siano alcuni punti importanti. Primo,ย il permesso di soggiorno dovrebbe essere rinnovato, alla scadenza del contratto, con lo stesso datore di lavoro o con unโ€™altro datore di lavoro, e non essere vincolato a un unico datore. Secondo,ย la perdita del posto di lavoro non dovrebbe costituire motivo di revoca del permesso di soggiorno; occorre concedere al lavoratore un permesso di soggiorno per attesa occupazione della durata di un anno, e fare in modo che il lavoratore possa rendere dichiarazione allโ€™ufficio per lโ€™impiego che attesti il lavoro precedentemente svolto e lโ€™immediata disponibilitร  allo svolgimento di attivitร  lavorative. Terzo punto, la stessa cosa andrebbe garantita nel caso in cui il lavoratore non riuscisse a finalizzare la propria domanda perย motivi imputabili al datore di lavoro. Infine, la richiesta diย versamento di un contributo da parte del datore di lavoro, ponderata ai fini contributivi e fiscali, non dovrebbe ricadere in alcun modo sui lavoratori, come invece รจ stato fatto in passato da chi non ha perso occasione per speculare sulla pelle delle persone.

Si tratta diย misure di buon senso, sulle quali vigileremo affinchรฉ si apprendano dal passato le buone prassi e si faccia a meno degli errori. Come appunto quello diย essere poco responsabili davanti a scelte che incidono sulla vita delle persone e sulla dignitร  del lavoro.

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