Peste suina. Wwf, basta allevamenti intensivi, ridurre carne. Ripensare i nostri sistemi produttivi e di consumo del cibo

AgenPress – Ripensare i nostri sistemi produttivi e di consumo del cibo e le nostre relazioni con la fauna selvatica, in una dimensione ecologica che sia rispettosa di tutte le componenti che caratterizzano la vita sul Pianeta, è la migliore prevenzione che possiamo attuare per preservare la nostra salute e quella degli animali.

È quanto sottolinea il WWF nel nuovo report “Toccare con mano la crisi ecologica”, realizzato in merito alla attuale diffusione della Peste Suina Africana (PSA) e dell’Influenza Aviaria (AI) in Italia.

La diffusione a gennaio di peste suina e influenza aviaria in Italia è legata all’insostenibilità delle condizioni di allevamento intensive di suini e di pollame, oltre che all’aumento dei contatti tra specie selvatiche e specie allevate.

Queste due malattie – la prima letale per i suini, la seconda causata dai virus che colpiscono prevalentemente il pollame domestico e gli uccelli acquatici selvatici- oggi rappresentano le due grandi preoccupazioni della zootecnia italiana ma non solo, poiché si registrano casi di queste due malattie in tutto il mondo, con nuovi preoccupanti focolai in Europa.

Il consumo mondiale di carne è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni. Il 60% degli agenti patogeni che causano malattie umane provengono dagli animali domestici o dalla fauna selvatica. Circa il 75% delle nuove malattie che hanno colpito l’uomo negli ultimi 10 anni è stato trasmesso da animali o da prodotti di origine animale.

Per combattere le epidemie di peste suina e influenza aviaria, secondo il Wwf occorre “rivedere completamente i sistemi di allevamento intensivo; ripristinare e proteggere gli habitat naturali e la ricchezza di biodiversità; gestire correttamente le specie selvatiche, svincolando la gestione dagli interessi venatori; contrastare il bracconaggio e il commercio illegale di specie selvatiche; rafforzare il sistema di sorveglianza nazionale sulle zoonosi; ridurre il consumo di carne e altri prodotti di origine animale (uova, latte, formaggi, latticini ma anche il pellame)”.

La diffusione a gennaio di peste suina e influenza aviaria in Italia secondo il Wwf “è legata all’insostenibilità delle condizioni di allevamento intensive di suini e di pollame, oltre che all’aumento dei contatti tra specie selvatiche e specie allevate.

Fra i fattori che potrebbero aver contribuito alla diffusione anche il commercio e trasporto illegali di animali e carni, e lo scorretto smaltimento dei rifiuti prodotti dagli allevamenti e delle carcasse di animali infetti, che possono essere inclusi nei mangimi per avicoli e suini. A questo si aggiunge il diffuso bracconaggio di cinghiali che, macellati sul posto in maniera illegale, possono contribuire a diffondere il virus della peste suina”.

“Le misure di contenimento dell’epidemia di peste suina e influenza aviaria previste dalle normative nazionali ed europee risulteranno misure palliative legate ad una situazione emergenziale senza un ripensamento dei nostri sistemi produttivi e di consumo, soprattutto quello di carne”, commenta Isabella Pratesi, Direttore Conservazione WWF Italia.

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