Sabella: “Perdita di fiducia nella magistratura? Ce la siamo cercata. I fatti erano noti da anni agli addetti ai lavori”

AgenPress. Il magistrato Alfonso Sabella è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sugli scandali nella magistratura. “Il problema è la perdita di fiducia nella magistratura che stiamo registrando in questi mesi, per fatti che sono noti a tutti gli addetti ai lavori da decenni –ha affermato Sabella-. Purtroppo in qualche modo ce la siamo cercata e mi dispiace perché abbiamo pagato un tributo di sangue altissimo in questo Paese, con tanti colleghi che hanno dato la vita per questo lavoro. L’errore fondamentale che molti di noi hanno fatto è stato pensare che l’autonomia e l’indipendenza della magistratura fossero un loro diritto invece è un dovere.

Quando sono entrato in magistratura mi sono cancellato pure dalle associazioni di carattere benefico a cui ero iscritto, proprio per non avere alcun tipo di vincolo, la mia carriera è stata fortemente penalizzata da questa mia indipendenza perché, non essendo controllabile, chi ha interessi diversi ti considera un nemico. Grazie a Dio mi sono fatto tantissimi nemici nella mia vita, da tutte le parti.

La stragrande maggioranza della magistratura è formata da persone terze e imparziali, ovviamente anche noi sbagliamo. La magistratura non è fatta da questo schifo che stiamo vedendo in questi giorni, quello è il potere della magistratura. L’unico modo per uscirne è il sorteggio del Csm”.

Sulla separazione delle carriere. “Se io voglio cambiare ruolo da giudice a pm devo cambiare distretto, quindi se chi fa il giudice vuole fare il pm deve cambiare Regione. Ormai ci sono delle regole per cui il passaggio da giudice a pm è praticamente impossibile.

Sinceramente questo problema è molto ridotto numericamente. Si potrebbe togliere il pm dalla sfera dell’ordine giudiziario, creando una sorta di super poliziotto, ma così si andrebbe a perdere quel barlume di terzietà che rimane, servirebbe solo a peggiorare le cose”.

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