Saman Abbas “torno in comunità, ma non in Pakistan”. Il padre sarebbe collegato alla mafia pakistana

AgenPress – “Sono disposta a tornare in comunità, non in Pakistan”. Parole messe a verbale il 22 aprile da Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara dalla notte tra il 30 aprile e il primo maggio. L’11 aprile fu sentita, denunciò il fatto che il padre stava trattenendo indebitamente i suoi documenti e segnalò anche le minacce trasversali al suo fidanzato, attraverso parenti in Pakistan. Disse anche che i genitori persistevano nel proposito di farla sposare, contro la sua volontà, a un cugino in patria. È quanto emerge dagli atti, citati dal tribunale del Riesame di Bologna.

“Io sono rientrata in casa – disse la ragazza – in quanto volevo entrare in possesso dei miei documenti. Al mio arrivo a casa i miei genitori non mi hanno picchiata, ma si sono arrabbiati rimproverandomi di tutto quello che avevo fatto nei mesi scorsi come scappare in Belgio e andare in comunità. Per quanto riguarda i miei documenti, io li ho visti nell’armadio di mio padre, chiusi a chiave”. Proprio quella mattina “mia madre e mio padre hanno parlato con i genitori di mio cugino e hanno deciso che a giugno andremo in Pakistan per il matrimonio con mio cugino”.

In una delle telefonate con il fidanzato, Saman Abbas lo mise in guardia sulla pericolosità del padre Shabbar, che sarebbe collegato alla mafia pakistana e responsabile dell’uccisione di persone, in Italia e in Pakistan. “Ho molta paura in quanto il padre di mafia pakistana si chiama Shabbar Abbas Muhammad Zama, è una persona pericolosa e ho paura anche per i miei genitori che sono in Pakistan. Infatti Saman in alcune chiamate mi ha fatto chiaramente capire che suo padre ha già ucciso altre persone sia in Italia che in Pakistan”, ha detto il ragazzo, sentito il 5 maggio dai carabinieri, dopo aver riferito le minacce subite dai suoi parenti in patria, a motivo della sua relazione sentimentale con la 18enne di Novellara.

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